Ambrogio
Milano e l’emergenza abitativa: in sette anni affitti al +22%. Il sistema universitario in panne
La questione abitativa, assieme a quella correlata dello squilibrio tra costi e redditi, sì è posta prepotentemente come paradigma della visione di Milano, laddove la crescita in vari settori è proseguita in ordine sparso senza che se ne avesse vera contezza. Ora non vi è (e non vi può essere) dibattito pubblico sulla metropoli che non lo consideri. Recentemente un confronto articolato si è svolto – ad esempio – nell’ambito della rassegna Direzione Nord, prodotta dalla Fondazione Stelline: con alcuni attori di quel confronto tracciamo poche essenziali linee che rendono chiaro quanto nessuno si possa chiamare fuori dall’emergenza, perché in gioco c’è l’identità stessa di Milano.
L’allarme ineludibile da parte dell’Osservatorio Metropolitano
Dal punto di vista dell’Osservatorio Metropolitano, la domanda abitativa nella metropoli milanese ha subìto profondi cambiamenti a partire dal successo di Expo 2015, che ha attratto massicci investimenti esteri “for profit”, alterando il mercato immobiliare. Questo fenomeno si è intrecciato con gli effetti del Superbonus, che ha fatto lievitare i prezzi delle costruzioni. A fronte di questi cambiamenti, l’Osservatorio sta analizzando quattro tematiche centrali: sostenibilità economica, sostenibilità sociale, equità degli spazi e politica urbana. Dal 2015, le retribuzioni sono aumentate del 13%, gli affitti del 22% e il valore delle abitazioni del 41%.
Questi aumenti, combinati con l’inevitabile pressione sul mercato, impongono la ricerca di soluzioni economiche per il settore edilizio, come la prefabbricazione e la costruzione off-site, così come una razionalizzazione degli spazi abitativi, con l’adozione di dimensioni minime e la valorizzazione degli spazi aerati e illuminati. Tali misure sono fondamentali per rendere accessibile la casa al 34% dei residenti milanesi con redditi inferiori a 15.000 euro annui e al 57% con redditi sotto i 26.000 euro. Milano, con oltre 760.000 nuclei familiari e 820.000 abitazioni (+8%), non può soddisfare da sola tutta la domanda. I comuni limitrofi, che contano 820.000 nuclei familiari con oltre 1.350.000 abitazioni (+66%), potrebbero contribuire, ma non costituiscono una soluzione definitiva. È necessario garantire la vicinanza ai luoghi di lavoro per categorie professionali fondamentali per il funzionamento della città, come netturbini, autisti, infermieri e insegnanti.
Camillo de Milato, presidente Osservatorio Metropolitano
L’housing sociale: non solo alloggi, ma un modello di città
Il dibattito acceso intorno alla casa è la conseguenza di un problema importante e cruciale che investe Milano e, in forme e misure diverse, quasi tutte le città europee. Non a caso è stato nominato, per la prima volta nella storia della Commissione Europea, un commissario espressamente dedicato al tema. La questione abitativa è in realtà molto complessa e articolata, perché coinvolge diversi livelli istituzionali (Stato, Regione e Comune), diversi attori, bisogni molto diversi e questioni economiche articolate in continua evoluzione. Sottolineo questo aspetto perché oggi dobbiamo evitare qualsiasi tentazione verso semplificazioni che ci portino a cercare soluzioni facili per una politica da troppo tempo trascurata.
È certo che, come avviene negli altri paesi europei, per poter usufruire di quello che la Comunità europea metterà a disposizione, sarà indispensabile unire le forze di tutti gli attori, pubblici e privati, che operano in questo settore per poter presentare una progettualità che sia, per dimensione e articolazione, esigibile per gli standard europei. La ricerca prodotta da Cognetti e Ranzini sullo stato dell’arte dell’housing a Milano ha rilevato che dal 2010 al 2023 sono stati realizzati dai privati 9.109 alloggi, metà dai fondi e metà in edilizia convenzionata che si sono aggiunti ai 7.509 appartamenti in proprietà indivisa delle cooperative, offerti ad un canone intorno agli 80 euro/mq/anno. Non sono ancora sufficienti, ma hanno segnato un rinnovato sodalizio tra il pubblico e il privato sociale in questo settore che oggi può rappresentare la base per la costruzione di un sistema forte ed articolato per la casa sociale.
Giordana Ferri, direttore Fondazione Housing Sociale
L’Emergenza del sistema universitario, che non ci possiamo permettere
La nostra città ospita più di 212 mila studenti e noi come Università degli Studi di Milano siamo impegnati a contribuire con soluzioni pratiche e lungimiranti – anche viste le nuove politiche rigenerative e di consumo zero di suolo. Ma è evidente che occorre un maggior sforzo congiunto e non solo del sistema accademico, ma di tutti le istituzioni. Il nostro ateneo per affrontare queste criticità ha avviato la ristrutturazione delle residenze di Via Santa Sofia, Via Bassini, Via Plinio e Via Attendolo Sforza. Inoltre, stiamo lavorando per realizzare una nuova residenza nel Milano Innovation District (MIND), che offrirà 1.100 nuovi posti letto.
Abbiamo lanciato il Construction Law Lab, un laboratorio dedicato alla rigenerazione urbana in chiave etica e sociale. Questo laboratorio si prefigge di sperimentare soluzioni sostenibili per rispondere all’emergenza abitativa e migliorare il patrimonio edilizio delle periferie di Milano. Abbiamo una responsabilità nell’utilizzare al meglio le risorse destinate a residenze universitarie e riqualificazione degli spazi, come quelle arrivate con i fondi del PNRR. E così che difendiamo un vero diritto allo studio, oltreché quello all’abitare per le future generazioni. La rettrice dell’Università degli Studi di Milano ha più volte sottolineato come questa crisi, se non affrontata, impoverisce l’intera comunità e rischia di privare i giovani di una piena esperienza universitaria. È nostro dovere quindi lavorare insieme affinché ogni studente possa godere appieno di tutte le opportunità che Milano offre.
Marilisa D’Amico, prorettrice Università Statale
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