Ancora a distanza di due anni dal voto amministrativo, a Milano si accende il dibattito sulle possibili candidature a sindaco. In qualsiasi altro caso non vi sarebbero dubbi sul giudicarlo prematura, ma anche in questo Milano ha una sua peculiarità. In realtà, in modo molto sommesso, qualche ipotesi è già state suggerita, sia da sinistra che da destra. Nessuno si espone sui nomi, da tempo aleggia quello di Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in consiglio regionale e sul fronte del centrodestra sono circolati rumors che riguarderebbero l’ex rettore del politecnico Ferruccio Resta. A far ribollire l’argomento ci ha pensato Ignazio la Russa con suo endorsement nei confronti di Maurizio Lupi.

È partito il toto-candidato

“Fratelli d’Italia ha ben compreso che è arrivato a un livello massimo elettorale, oltre il quale non può andare, perché andrebbe a puntare ad un elettorato moderato che fa fatica a votalo – commenta Guido Della Frera, riferimento storico di Forza Italia a Milano -. Allora la manovra è attraverso Lupi e il suo partito realizzare un’area che possa bene o male andare a prender voti in quel famoso centro moderato su cui tutti puntano”. Per Beatrice Uguccioni, capogruppo del Pd in Consiglio Comunale “È evidente che c’è un bello scontro all’interno, tra i partiti che compongono il centro-destra diciamo, tanto che il giorno dopo che è stato annunciato Lupi è stato fatto uscire il nome di Letizia Moratti da Forza Italia”, ma la candidatura del leader di Noi Moderati è da prendere sul serio: “Non ritengo che la candidatura sia marginale tenendo conto che arriva dal partito che governa il Paese, visto che l’ha proposta La Russa e ha indicato Lupi, alleato e politico esperto”.

Il bisogno di allargarsi del centrodestra

Certo è nel perimetro dell’attuale opposizione a Palazzo marino che si è accesso forte il confronto. Lo dimostrano le parole ancora di Della Frera, che non nasconde che il centrodestra “debba fare una grossa riflessione perché anche gli ultimi dati elettorali fanno sì che si e no raggiunga il 40% a Milano città, quindi sono dell’idea che vada trovato un candidato civico, per intenderci come Berlusconi trovò Albertini. Milano si può conquistarla unicamente non con un uomo di partito, ma con un uomo che provenga dalla società civile. Si deve creare una grande area di centro-destra allargato con le aree riformiste, con le aree laiche, con le aree che vogliono costruire una Milano del futuro, meno legata agli ideologismi”.

Il riferimento all’area riformista riguarda quel terzo polo che in Consiglio Comunale resite un po’ come il soldato giapponese nella foresta. Gianmaria Radice, unico di Italia Viva nel gruppo, riconosce uno spazio rilevante: “Perché partendo dalla natura di Milano che è quella di una città Riformista e pragmatica chi ci racconta che è una città o progressista o fortemente conservatrice fa solo della mera propaganda. Ad oggi i partiti si muovono non muovendosi. Ma non potrebbero fare diversamente. Mi spiego i partiti lavorano già in prospettiva ma chi lavora solo sui nomi rischia moltissimo. Noi lavoriamo sui contenuti e sulle proposte per la soluzione dei problemi. Le candidature provenienti dalla società civile restano l’orientamento più forte ma se anche dovessero essere candidature provenienti dal mondo della politica dovrebbero partire da alcune considerazioni basilari. Milano resta Milano e la sua natura autonoma non si può discutere. Ridurre il futuro di Milano ad una lettura nazionale fatta di fortissima polarizzazione potrebbe essere un errore mortale”.

A sinistra la politica rivendica ruolo

Ma sul dato della possibile provenienza della candidatura, Beatrice Uguccioni torna a rivendicare un primato della politica: “Le figure interessanti della società civile vanno sempre osservate e ci si può confrontare con le migliori che emergono dai vari settori , che possono essere le università, le professioni , l’attivismo, ma credo anche che sia il tempo di un più di politica, visto che siamo passati dal qualunquismo dei grillini al populismo del centro-destra e invece è ora che anche la politica si rappropri dei propri temi. Magari puntando su una donna. La politica deve stare a guardare, ha una sua centralità”.

In questo quadro diventa utile un punto di osservazione esterno, dal quale poter fare valutazioni considerando in modo neutrale le dinamiche e i cambiamenti che stanno accompagnando Milano, criticità comprese. Per Rado Fonda, head of research della società di analisi e sondaggi Swg: “A Milano la questione è al giorno d’oggi la difficoltà a trovare comunque delle personalità forti che siano in grado di motivare il proprio elettorato di riferimento ma anche andare oltre. Se notiamo, il centro-destra ha smesso di vincere a Milano più o meno quando è entrato in crisi il modello Forza Italia, il partito che fungeva da casa dei moderati di centro-destra l’elettorato che in quella parte è sicuramente preponderante”.

Determinanti le risposte ai nuovi bisogni

Fin qui le dinamiche politiche e i tatticismi, ma i destini dell’amministrazione di Milano con tutta probabilità si giocano sulle risposte che si sarà capaci di dare a problemi come quello del rapporto tra salari e costi che ampiamente stiamo seguendo su queste pagine: “I temi della casa, del lavoro, dei costi della vita a Milano possono portare anche a una maggiore mobilità dell’elettorato tra gli schieramenti perché non c’è più una divisione netta tra le idee di sinistra e di destra– conferma Fonda -. Vediamo per esempio porzioni anche importanti di elettorato di centro-sinistra che su temi come immigrazione o sicurezza mostrano sensibilità più convergenti. Hanno dubbi su un’eccessiva apertura degli immigrati, vorrebbero una politica più severa sulla sicurezza. Le parti si stanno un po’ rimescolando su queste idee e ciò ovviamente può portare ad un fenomeno di maggiore mobilità dell’elettorato e anche a una maggiore difficoltà per i politici di attrarre voti da aree che erano ben definite”. Ma resta lo scatto in avanti con Lupi, che inevitabilmente spinge ad individuare altri possibili candidati o almeno aree, ad esempio l’ambito delle università…” Un rettore non esprime solo il mondo della cultura, ma in qualche modo è anche un ottimo manager. Comune andiamo avanti con il balletto dei nomi, in attesa che arrivi anche la danza delle idee”, chiosa Della Frera.

Da parte sua Radice ricorda che tutto dipende anche da come si amministrerà nei due anni che mancano: “Chiediamo al Sindaco di esprimere sempre, se lo riterrà, le sue opinioni sul futuro della città. Diventa anche importante la massima condivisione ed una presenza costante alle sedute del Consiglio Comunale. Questo è il luogo dove si ascolta un pezzo importante dell’umore della città”.