Milano è sospesa in un limbo: la capitale economica dell’Italia non si riconosce più in sé stessa, nel suo dinamismo, nella sua capacità di innovarsi e innovare. Dal 2020 sembra addirittura non essere più governata. Dalla sicurezza ai servizi per l’infanzia, dal finanziamento del trasporto pubblico locale ai costi delle case fino alla riqualificazione delle periferie, Milano è come bloccata in un limbo e lo stop al cosiddetto Salva Milano certamente non aiuta.

Anzi: il clima di incertezza nel 2024 ha provocato minori entrate da oneri di urbanizzazione per il Comune, per un totale di 165 milioni di euro. A fronte dello stallo in atto, l’ammanco per il 2025 sarà almeno dello stesso importo; il settore dell’edilizia a Milano dà lavoro a circa 40mila persone e una lunga interruzione dei cantieri potrebbe tradursi in un drammatico calo occupazionale e in un aumento della povertà, proprio mentre sarebbe stato necessario costruire nuove abitazioni per rispondere alla domanda e far calare i prezzi, oggi stellari.

A gennaio 2024, la Procura di Milano ha avviato inchieste su diversi cantieri, contestando violazioni alle norme su demolizione e ricostruzione e sugli edifici oltre i 25 metri. Queste regole, introdotte dal dl Semplificazioni del 2020, erano state applicate per oltre un decennio per favorire la rigenerazione urbana senza aumentare il consumo di suolo. Dopo le inchieste, si arriva alla presentazione di una proposta di legge parlamentare a luglio e il dibattito si concentra tra una sanatoria retroattiva e un’interpretazione autentica delle norme, per confermare l’approccio seguito negli anni. La legge, approvata alla Camera a novembre 2024, include una clausola per garantire maggiori oneri di urbanizzazione ai Comuni, equilibrando semplificazione e sostenibilità economica.

Ora è tutto bloccato e paradossalmente, proprio il Pd, che governa Milano, rifiuta di sostenere una misura cruciale per la città, mentre un migliaio di famiglie, almeno, non sa ancora che fine faranno i risparmi investiti per l’acquisto di casa. È chiaro che serve un’assunzione di responsabilità da parte della politica. Noi ci siamo. E Sala? Oltre al patrimonio edilizio, serve una rigenerazione dell’amministrazione.

Alessandro Colucci

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