L’emergenza coronavirus ha spinto tutte le carceri d’Italia a dover rivedere con estrema rapidità tanto l’organizzazione interna degli spazi quanto le misure di tutela dei diritti dei detenuti, specialmente in merito ai colloqui con i parenti. La Direttrice del carcere di Milano Bollate, Cosima Buccoliero, ci ha raccontato tutte le difficoltà riscontrate e le misure d’emergenza adottate per arginare i rischi relativi alla salute fisica e psicologica dei detenuti e degli operatori del penitenziario. In una prima fase è stato necessario sospendere tutte le attività che comportassero un grande movimento di persone, mantenendo quelle essenziali. “Abbiamo attivato delle iniziative per cercare di fronteggiare questa situazione di emergenza – racconta la direttrice – Abbiamo cercato di sfruttare a pieno la strumentazione tecnologica, potenziando il numero delle postazioni, così da consentire a tutti di riuscire a contattare le proprie famiglie, avvalendosi di piattaforme quali Skype e poi Webex di Cisco, nella prospettiva di implementare anche la formazione a distanza”.

L’attenzione di tutto il personale verso ogni esigenza dei detenuti, nel cercare di rispettare in ogni modo i loro diritti nonostante il lockdown che ha reso difficile la quotidianità anche di chi vive recluso, ha fatto sì che a Bollate regnasse la calma e si ricreasse una nuova normalità. Bollate ha registrato vari casi di positività al virus, tra i detenuti e anche tra il personale, ma si è riusciti ad evitare una diffusione esponenziale del contagio. Una delle più grandi criticità riscontrate a Bollate ha riguardato lo stop all’alto numero di detenuti soliti uscire per attività lavorative o di chi avrebbe potuto usufruire di permessi premio. A fronte della sospensione delle uscite e di molti servizi, come gli ingressi degli operatori esterni o delle associazioni di volontariato, sono nate iniziative dei singoli detenuti, tra cui la creazione di laboratori di sartoria per la realizzazione delle mascherine in tessuto, distribuite anche a detenuti di altri istituti. Molte attività sono state possibili grazie alla collaborazione dei detenuti e del personale penitenziario che si è reso disponibile a dare una mano il più possibile per fronteggiare la pandemia usando i mezzi a disposizione.

Ammontano a circa 300 i detenuti che sono usciti in questo periodo grazie alle misure alternative della pena, per motivi di salute o perché c’era la possibilità di uno spostamento della pena ai domiciliari. Diminuire la presenza di detenuti all’interno dell’Istituto è stato l’unico modo rapido ed efficace per garantire il distanziamento sociale e reperire spazi necessari ad isolare contagiati, detenuti, operatori o anche coloro che presentassero sintomi sospetti simil-influenzali. Il carcere di Bollate si è preparato alla riapertura con i colloqui con i familiari di persona, e la riapertura delle porte agli operatori del terzo settore.

Rossella Grasso e Amedeo Junod

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