Ventuno suicidi in carcere dall’inizio del 2020. Un dato, quello annunciato dall’Ufficio del Garante Nazionale delle persone private della libertà, definito allarmante da Sergio d’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem.

Si tratta di “un numero che ha superato quelli, alla stessa data, del 2019 (16) e del 2018 (18). Il Garante fa notare che in ben due degli ultimi tre casi si è trattato di persone appena carcerate e poste in “isolamento sanitario precauzionale”.

“Un paradosso – dice d’Elia – definire “sanitario”, cioè attinente alla salute, e “precauzionale”, cioè attinente alla sicurezza, un “isolamento”, che è il momento più drammatico dello stato di privazione della libertà. Per chi ha fatto l’esperienza del carcere, detenuto o detenente che sia, sa che l’isolamento è il momento e il luogo in cui può accadere che un individuo si perda per sempre. Perché perde, con la sua dignità, quel che è universalmente dichiarato diritto sacro: la vita, la libertà e la sicurezza della propria persona. Ma, a ben vedere, la cella di isolamento è la figura retorica perfetta – la sineddoche, la parte per il tutto – per descrivere il sistema penitenziario. Se vuoi abolire l’isolamento – dannoso per la vita, la libertà e la sicurezza della persona – devi abolire il carcere, appendice mortifera del diritto penale, di cui l’isolamento è l’essenza”.

Il Segretario di Nessuno tocchi Caino ha poi concluso ricordando Aldo Moro: “Non cerchiamo un diritto penale migliore, troviamo qualcosa di meglio del diritto penale. Una visione che ha animato il Congresso di Nessuno tocchi Caino nel carcere di Opera. Non smettiamo di essere visionari, non perdiamo questo potere di diventare costruttori di realtà, perché i visionari sono i veri realisti.”

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