Blitz in serata a Napoli. Controlli a tappeto dei Nuclei Antisofisticazione e Sanità (Nas) dei carabinieri e del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl Napoli 1 Centro in tutti i ristoranti giapponesi, o più in generale di cucina etnica, presenti in città. Una operazione interforze, con un dispiegamento di uomini e donne imponente, per effettuare ispezioni nelle attività commerciali dopo la morte di Luca Piscopo, il 15enne di Soccavo, periferia ovest di Napoli, deceduto lo scorso 2 dicembre in seguito a una intossicazione alimentare a dieci giorni di distanza dall’aver mangiato a pranzo sushi in un ristorante del Vomero gestito da persone di nazionalità cinese (attività poi sottoposta a sequestro dalla Procura di Napoli per “Commercio di sostanze alimentari nocive”).

Un’attività capillare, secondo quanto appreso dal Riformista, avvenuta nella serata di martedì 28 dicembre. Controlli dal Vomero a Fuorigrotta, passando per la zona di Chiaia e quella del centro storico. Diverse le irregolarità rilevate dai carabinieri dei Nas e dal personale dell’Asl partenopea: dalla pulizia e l’igiene al tracciamento dei prodotti, fino alla relativa conservazione.

Ispezionando le celle frigo di un ristorante, militari e tecnici dell’Asl non sarebbero riusciti a capire se i prodotti presenti fossero carne o pesce. Dai controlli effettuati in altre attività non sarebbero invece emerse particolari criticità. Anzi, sarebbero diverse infatti quelle dove non è stata riscontrata alcuna irregolarità. Ma ulteriori dettagli sulla vasta operazione effettuata in serata verranno forniti nelle prossime ore.

Tra qualche settimana saranno i risultati dell’autopsia effettuata sul corpo di Luca Piscopo a cristallizzare eventuali responsabilità mediche così come a chiarire ogni dubbio sulla gravità dell’intossicazione alimentare avuta dopo aver mangiato nel ristorante di sushi o su eventuali patologie pregresse non a conoscenza della famiglia.

Il 15enne ed altre due amiche di classe del Liceo Pansini sono risultati positivi al batterio della “salmonella enterica” dopo aver mangiato nel ristorante poi sequestrato al Vomero. “Commercio di sostanze alimentari nocive”. Questa la motivazione con la Procura di Napoli a disporre il sequestro, giovedì 16 dicembre, del ristorante. Una prima ispezione è avvenuta il 3 dicembre, il giorno dopo la morte di Luca, da parte dei carabinieri del Nas. In quell’occasione i militari sequestrarono alimenti privi di tracciabilità e ritenuti in cattivo stato di conservazione, ma il ristorante era rimasto aperto al pubblico fino al 16 dicembre quando è stata disposta la chiusura con i Nas che, oltre a rilevare condizioni igieniche precarie, hanno prelevato altri alimenti da sottoporre ad analisi. Resta da chiedersi perché controlli del genere vengono effettuati solo dopo tragedie analoghe o con una frequenza saltuaria.

L’inchiesta sulla morte di Luca Piscopo è condotta dai pm Federica D’Amodio e Luigi Landolfi. Oltre alla chiusura del ristorante, sono stati iscritti nel registro degli indagati (un atto dovuto per disporre l’autopsia) il titolare del ristorante del Vomero e il medico di base del 15enne che gli aveva somministrato una terapia farmacologica nei giorni successivi al pranzo, nel tentativo di debellare una eventuale infezione. Terapia che aveva portato gradualmente Luca a stare meglio, poi le sue condizioni sono inaspettatamente precipitate e il 2 dicembre i genitori lo hanno ritrovato senza vita nel letto della sua stanza intorno all’ora di pranzo. L’indomani Luca avrebbe dovuto sostenere ulteriori esami disposti proprio dal medico di base. 

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.