In un comunicato congiunto Tesoro e Unicredit formalizzano la rottura del negoziato avviato il 29 luglio. Nessun dettaglio sui motivi, né sul destino della banca di Siena, che entro Natale deve trovare 3 miliardi, quindi dopo le indiscrezioni delle scorse ore, è arrivata l’ufficialità.

Salta l’operazione di fusione bancaria più attesa che avrebbe portato a compimento la privatizzazione dell’istituto di Siena, una delle partite più difficili e costose ereditate dal governo Draghi. “Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e il Ministero dell’Economia e delle Finanze comunicano l’interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena”, spiega il comunicato diffuso nel pomeriggio di domenica 24 ottobre, alla vigilia della riapertura dei mercati finanziari.

L’indisponibilità del Tesoro a sostenere una ricapitalizzazione da 7 miliardi del Monte dei Paschi è stato considerato uno sforzo finanziario troppo punitivo per i contribuenti sulle cui tasche le drammatiche vicende della banca di Siena hanno pesato parecchio. Il Tesoro se n’è ritrovato azionista con una quota largamente maggioritaria del 64% dopo averne evitato il default.

Il gruppo milanese guidato da Andrea Orcel e presieduto dall’ex ministro Pier Carlo Padoan, l’unico ad aver accordato la disponibilità ad aprire una trattativa, si era seduto al tavolo lo scorso luglio chiedendo una ricapitalizzazione da oltre 7 miliardi, scesa già di 2 miliardi rispetto alla precedente proposta, per rafforzare la dote prima del passaggio di proprietà che avrebbe riguardato, in ogni caso, solo le attività più redditizie di Mps. Tra i nodi irrisolti, quello degli esuberi stimati in circa 7 mila persone.

Nell’intervento estivo alle Commissioni Finanze di Camera e Senato, il ministro Daniele Franco aveva anticipato come la trattativa non sarebbe stata portata avanti “ad ogni costo”. Ora il governo dovrà negoziare con la Commissione europea un tempo più lungo per la privatizzazione, il cui avvio era atteso a fine anno con la chiusura del bilancio dell’esercizio 2021 e intanto proseguire con la ricerca di un investitore. Nel frattempo, potrebbe essere rivisto e ripresentato almeno in parte alla Bce il piano di rafforzamento predisposto dall’amministratore delegato di Mps Guido Bastianini.

Per il sindaco di Siena Luigi De Mossi, “Mps è un patrimonio del Paese non solo della città. Non sarebbe uno scandalo chiedere all’Europa una proroga per la permanenza dello Stato in Mps. Come purtroppo sappiamo bene, visto quello che è successo al Monte in passato, per questo tipo di operazioni serve il giusto tempo”.

Riccardo Annibali

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