Morta perché non le è stato diagnosticato in tempo la malaria. E’ accaduto il 9 settembre del 2019 a Roma, a una signora di 68 anni che, di ritorno da una vacanza in Etiopia, è stata ricoverata all’Ospedale Sant’Eugenio, dove non ha avuto la giusta diagnosi. Per questo motivo adesso tre dottori della struttura sono stati rinviati a giudizio.

Il caso

La donna, dopo aver trascorso 12 giorni nel paese africano, è arrivata al pronto soccorso dell’Ospedale con i sanitari del 118, per febbre alta e spossatezza. Ai medici, la 68enne ha subito raccontato di essere stata in Africa dal 12 al 24 agosto 2019. I medici non si sono accorti che quei sintomi erano dovuti alla malaria. A 54 ore dal ricovero, però, i sanitari del Sant’Eugenio hanno interpellato l’Ospedale Spallanzani sul caso. Gli di malattie infettive dello Spallanzani hanno subito diagnosticato la malaria. Ma per la signora non c’è stato nulla da fare: è morta il giorno successivo.

Le motivazioni

Per questo il gip, su richiesta del pm Pietro Pollidori, ha disposto il rinvio a giudizio dei tre medici che non hanno notato l’evidenza dei sintomi della malaria. I sanitari sono accusati di omicidio colposo dovuto a responsabilità medica perché “appropriato iter diagnostico – si legge dal capo d’imputazione – ossia immediato test specifico per poter verificare la sussistenza della malaria“. Inoltre, si legge negli atti, secondo gli inquirenti i diversi sintomi accusati dalla paziente avrebbero dovuto indurre i medici a “disporre immediato trasferimento verso struttura ospedaliera idonea per la cura di malattie infettive“, dove con ogni probabilità sarebbe stata intrapresa “un’adeguata e tempestiva terapia antimalaria“. L’inizio del processo è fissato al 21 giugno prossimo.

 

Andrea Lagatta

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