Per Elon Musk “The people have spoken”, il popolo ha parlato: l’ex presidente Donald Trump può tornare su Twitter, dove il suo account era stato bloccato dopo che il tycoon aveva incitato alla violenza dei suoi supporter il 6 gennaio 2021 nell’assalto al Congresso.

Un “sondaggio-spazzatura”, come l’ha definito la Naacp, l’associazione dei diritti civili delle genti di colore, ha infatti stabilito il reintegro di Trump. “Nella Twittersfera di Musk puoi incitare a un’insurrezione che provoca diversi morti e avere ancora il diritto di diffondere sulla sua piattaforma odio e teorie cospirative: se lui pensa di gestire Twitter così, usando sondaggi-spazzatura, che Dio ci aiuti“, è stato il commento al ‘referendum’ da parte dell’associazione.

A votare, sul profilo del neo proprietario della piattaforma social, sono stati 15 milioni di utenti, che col 51,8% dei sì hanno deciso il ritorno su Twitter dell’ex numero uno della Casa Bianca e ricandidato alle primarie repubblicane.

Musk, che ha acquistato la piattaforma per 44 miliardi di dollari ergendosi a paladino della “libertà di espressione”, da tempo mostra simpatie repubblicane, anche se recentemente si è detto pronto a votare per Ron DeSantis, governatore della Florida e possibile sfidante di Trump alle primarie.

Subito dopo l’acquisto di Twitter, il miliardario e uomo più ricco del pianeta, proprietario tra l’altro di Tesla e SpaceX, aveva fatto intendere di voler riammettere sul social Trump: la mossa è arrivata con un referendum sul suo profilo. Nulla di scientifico, nulla che possa essere rappresentativo dell’elettorato americano, probabilmente anche ‘infestato’ da bot e profili falsi contro cui da tempo si scaglia lo stesso Musk.

Per ora comunque l’effetto sperato dall’imprenditore sudafricano non ha avuto gli effetti sperati: il profilo di Trump è stato riattivato, ma dell’ex presidente non vi è traccia, nonostante proprio la gestione cannibalizzante dei social sia stata proprio il suo trampolino di lancio per la Casa Bianca.

Per ora il tycoon sta preferendo restare sulla sua piattaforma, Truth, lanciata proprio dopo il ban subito dagli altri social come Twitter e Facebook. Truth che al momento si sta dimostrando un flop economico, tenuto in piedi sostanzialmente dalla presenza dello stesso Trump e dei suoi seguaci.

Un sondaggio e una polemica che arriva mentre Twitter sta attraversando il suo periodo più difficile dalla nascita. Le mosse di Musk si susseguono tra continui terremoti nell’azienda: l’ultimo nei giorni scorsi quando Twitter ha dovuto fare i conti con dimissioni di massa dei dipendenti, messi di fronte ad un ultimatum dal nuovo proprietario che spingeva a turni di lavoro massacranti e sacrifici per lanciare il suo “Twitter 2.0”.

Dimissioni che seguono il licenziamento di metà della forza lavoro deciso subito dopo l’acquisizione da Musk: due circostanza che rischiano di provare il “crash” del sistema Twitter, dovuto all’assenza di quei professionisti fondamentali per tenere in piedi “la baracca”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia