Napoli Svelata
Nei vicoli di Totò: dalla Sanità ai Quartieri Spagnoli, la passeggiata nella “Napoli del Principe della risata”
L’itinerario de “La Napoli del Principe della risata” inizia all’angolo tra salita Capodimonte e via Antesaecula, nel rione Sanità luogo dove è nato e cresciuto il grande Totò. Proprio in questo punto nel 2017, in occasione del cinquantenario della scomparsa del Principe della risata (1967), è stata posizionata un’opera dai fratelli Scuotto che hanno realizzato un busto in bronzo che ritrae il celebre artista incorniciato da una lastra metallica sulla quale capeggia la scritta: Signori si nasce…ed io lo nacqui modestamente.
Difficile trovare qualcuno a Napoli che non conosce questa famosa battuta detta dal barone Ottone Spinelli degli Ulivi, conosciuto da tutti come Zazà, quando saluta il proprietario del circolo culturale dal quale è stato cacciato per morosità sottolineando che sono loro a non meritare la sua presenza e non viceversa. Si tratta del film Signori si nasce del 1960, diretto da Mario Mattoli e a vestire i panni del barone è: Antonio Griffo Focas Flavio Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo o per dirla in breve Totò, il principe della risata.
Ebbene sì quella dei titoli nobiliari per Totò divenne una vera e propria ossessione, una voglia di riscatto nata sin da bambino che aumenterà sempre di più. Il primo passo fu quello di ottenere il riconoscimento dal padre biologico. Infatti Totò, nato da una relazione tra una popolana ed un nobile, venne registrato all’anagrafe come Antonio Clemente, figlio di Anna Clemente e ignoto. Fu solo in seguito alla morte del nonno paterno che il marchese Antonio de Curtis, padre di Totò, riuscì a sposare la sua amata e riconoscere il figlio. Ma Totò non si accontentò dei titoli nobiliari ottenuti dal padre e al fine di ottenerne altri si fece adottare dal nobile Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri.
La sua infanzia non fu tra le più serene. Nacque in una piccola casa in Via Antesaecula 107 e dopo pochi mesi si trasferì al 109. Il piccolo Totò, soprannome datogli dalla mamma, non amava la scuola al punto tale che fu retrocesso dalla quarta alla terza elementare. Al contrario, però, mostrò da subito un talento artistico, amava osservare di nascosto le persone per studiare gli atteggiamenti, la mimica soprattutto di quei personaggi un po’ particolari. Fu a causa di tale atteggiamento che fu soprannominato dagli amici del quartiere “o spione”. Quando frequentava il ginnasio ricevette un pugno che gli devio il setto nasale, una piccola imperfezione che nel tempo sarà un elemento caratteristico della sua maschera.
A pochi passi della casa natale di Totò sono state girate tante scene del “guappo”, uno degli episodi del film l’oro di Napoli, del 1954 diretto da Vittorio de Sica, in cui Totò interpreta Don Saverio Petrillo di professione “il pazzariello”. Ripercorrendo la salita dei cinesi è possibile riconoscere molte delle location del film come il barbiere che frequenta il guappo, il panificio e la casa di Don Saverio dalla quale parte il corteo che segue Totò in veste di pazzariello diretto in piazza della Sanità per l’inaugurazione di una salumeria, scena in cui Totò pronuncia un’altra famosa battuta: “attenziò…battagliò!”.
Qui nella piazza si trova la chiesa di Santa Maria della Sanità conosciuta da tutti come la chiesa del “Munacone” per la presenza della statua di San Vincenzo Ferrer protettore del quartiere. La chiesa è un fantastico esempio di architettura barocca, al suo intero ci sono opere uniche come la scala a tenaglia in marmi policromi progettata da Fra Nuvolo per inglobare all’interno della nuova costruzione l’antica basilica paleocristiana dalla quale si accede alle catacombe di San Gaudioso. E proprio all’interno di questa chiesa la gente del suo quartiere ha dato l’ultimo saluto al principe della risata.
Totò morì a Roma il 15 aprile del 1967 le sue ultime parole furono “portatemi a Napoli”. Dopo il primo funerale fatto a Roma ce ne fu un secondo a Napoli nella Basilica del Carmine dove accorsero oltre 100 mila persone. Tra i presenti c’era anche Luigi Campoluongo, il “guappo” del rione Sanità conosciuto da tutti come Nase e cane. Al termine delle esequie Nas e cane si avvicino alla figlia del principe Liliana e chiese un altro funerale da fare proprio alla Sanità. Fu cosi che il 22 maggio nella chiesa del Munacone si celebrò il funerale-bis e nonostante la bara fosse vuota anche in quell’occasione migliaia furono le persone che piansero per la perdita di Totò.
Di sicuro la Sanità è il luogo simbolo per ricordare Totò ma sono tanti i quartieri che nel tempo hanno voluto omaggiare il principe. Qualche anno fa ad esempio nei quartieri spagnoli è nato Vico Totò. Un’iniziativa in cui sono stati coinvolti oltre venti artisti che gratuitamente hanno realizzato dei murales colorando e abbellendo la parte alta di via Portacarrese a Montecalvario . In poche centinaia di metri è possibile ripercorrere alcune delle scene dei film di Totò: Totò truffa 62, la banda degli onesti, Totò, Peppino e i fuorilegge ma anche leggere alcune poesie come “core analfabet” o “a mamma” perché non bisogna dimenticare che Totò oltre che attore fu anche un grande poeta.
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