L’ennesima strage nel silenzio colpevole e complice dell’Europa. Sarebbero almeno cento le perone morte al largo della Libia, annegati nel naufragio di un gommone che si stava dirigendo verso le coste italiane o maltesi. 

A riferirlo è Alarm Phone in un tweet in cui si precisa che la barca “con cui eravamo in contatto si è capovolta. Ocean Viking ha trovato corpi senza vita. Tutte le autorità erano allertate, Frontex li aveva avvistati: li hanno lasciati annegare. Per l’Europa, black lives don’t matter”.

Il gommone avrebbe tentato la traversata in condizioni di mare proibitive: le tracce dell’imbarcazione di fortuna si sono perse a nord-est di Tripoli, dove sono stati finora avvistati in mare i cadavere di trenta persone, ma non è stato ancora possibile recuperarli. 

A ricostruire quanto accaduto tra Italia e Libia è Sos Mediterranee. “L’equipaggio della Ocean Viking ha dovuto assistere alle devastanti conseguenze del naufragio di un gommone a nord est di Tripoli. Questa barca era stata segnalata in pericolo con circa 130 persone a bordo mercoledì mattina. Alarm Phone – continua Sos Mediterranee – ci aveva avvisato di un totale di tre imbarcazioni in pericolo nelle acque internazionali al largo della Libia. Tutti loro erano ad almeno dieci ore dalla nostra posizione al momento della ricezione degli avvisi. Abbiamo cercato due di queste barche, una dopo l’altra, in una corsa contro il tempo e con mare molto mosso, con onde fino a 6 metri”.

“In assenza di un efficace coordinamento guidato dallo Stato”, prosegue Sos Mediterranee – tre navi mercantili e la Ocean Viking hanno collaborato per organizzare la ricerca in condizioni di mare estremamente difficili”. Sos Mediterranee sottolinea che “senza ricevere il sostegno delle autorità marittime responsabili, tre cadaveri sono stati avvistati in acqua dalla nave mercantile “My Rose”. Poco dopo un aereo Frontex ha individuato il relitto di un gommone. Da quando siamo arrivati sulla scena, non abbiamo trovato nessun sopravvissuto mentre abbiamo potuto vedere almeno dieci corpi nelle vicinanze del relitto. Pensiamo alle vite perse e alle famiglie che potrebbero non avere mai la certezza di quello che e’ successo ai loro cari”.

La Ong sottolinea il prezzo pagato dai migranti nel tentativo di arrivare in Europa: più di 350 persone hanno perso la vita in questo tratto di mare quest’anno, “senza contare le decine di morti nel naufragio a cui abbiamo assistito oggi. Gli Stati abbandonano la loro responsabilità di coordinare le operazioni di ricerca e salvataggio, lasciando gli attori privati e la società civile a riempire il vuoto mortale che si lasciano alle spalle. Possiamo vedere il risultato di questa deliberata inazione nel mare intorno alla nostra nave”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia