Le accuse a Mediterranea sono respinte al mittente. Nessun favoreggiamento all’immigrazione clandestina ma soccorso in mare. Anzi, sperimentazione di un modello sociale nuovo: il coinvolgimento di armatori commerciali in operazioni umanitarie. Il caso della nave cargo Maersk Etienne era finito nel mirino della Procura di Ragusa che lunedì aveva aperto un’inchiesta su un episodio che coinvolge l’Ong Mediterranea saving humans. L’ong italiana nel settembre scorso ha trasbordato 27 migranti dalla nave Maersk Etienne per quello gli inquirenti sospettano essere «un accordo di natura commerciale tra le società armatrici». L’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e di violazione del Codice della navigazione.

«Non vi è mai stato alcun accordo preventivo, tantomeno di natura economica, tra amministratori e dipendenti di Idra Social Shipping, da una parte, e la compagnia danese Maersk Tankers, dall’altra, in merito all’intervento effettuato dalla nave Mare Jonio l’11 settembre 2020 in soccorso delle persone che si trovavano a bordo della petroliera Maersk Etienne», rispondono Alessandro Metz e Giuseppe Caccia, presidente e vicepresidente della società armatoriale di Mediterranea saving humans. Respingono in toto le accuse, come ha già fatto in una nota l’Ong.

«Riteniamo falsa e infamante l’accusa di aver operato un intervento di soccorso in cambio di soldi. Abbiamo invece risposto ad un preciso dovere, l’obbligo previsto da leggi e norme, internazionali e nazionali, del diritto marittimo, a prestare assistenza a natanti e persone che si trovassero in condizioni di difficoltà in mare – spiegano Metz e Caccia -. La Mare Jonio infatti, mentre si stava dirigendo in missione nel Mediterraneo Centrale, ha deviato la sua rotta verso la Maersk Etienne, dopo aver ricevuto via mail la sera del 10 settembre scorso, una richiesta di aiuto proveniente dalla stessa petroliera. A bordo della Etienne la situazione, dopo 37 giorni di permanenza delle persone in fuga dalla Libia salvate il precedente 5 agosto, era drammatica: nei giorni precedenti tre naufraghi disperati, due dei quali non sapevano neppure nuotare, si erano lanciati in acqua». Idra Social Shipping è d’altronde un’impresa orientata socialmente: i suoi utili da statuto vengono reimpiegati nelle attività di soccorso civile in mare, senza redistribuzione di utili ai soci.

Riguardo ai fatti contestati gli armatori precisano: «Abbiamo incontrato per la prima volta i manager della Maersk Tankers un mese dopo la conclusione dell’operazione di soccorso. In quella occasione ci hanno chiesto come potessero aiutare le nostre attività umanitarie, politicamente e materialmente. Sulla base della Convenzione di Londra del 1989 sull’assistenza tra navi in acque internazionali, Maersk ha così parzialmente riconosciuto le spese aggiuntive sostenute da Idra Social Shipping per i servizi svolti in mare, come forma di sostegno alla nostra attività. Né più né meno. Intendiamo continuare a collaborare con gli Armatori commerciali, così come già facciamo con le Autorità marittime, al superiore fine della salvaguardia della vita umana in mare». «Non c’è pertanto stato nessun accordo preventivo, tantomeno di natura lucrativa, per favorire l’immigrazione clandestina nel nostro Paese, di cui la stessa Procura di Ragusa ammette di non avere alcuna prova, ma solo “ipotesi” – aggiungono – Si è trattato invece di un doveroso intervento di soccorso nei confronti di 27 persone, vittime di terribili abusi, violenze e torture subite nei campi di detenzione della Libia nei mesi precedenti, abbandonate in mare dagli Stati europei per 37 giorni, in piena emergenza sanitaria, in intollerabili condizioni psico-fisiche, insieme all’equipaggio di un mercantile che non era più in grado di aiutarli. Queste persone, dopo l’intervento della Mare Jonio, sono state sbarcate in Italia solo previa autorizzazione delle competenti Autorità, Ministero dell’Interno e Centro di coordinamento dei soccorsi Mrcc di Roma».

In conclusione assicurano di essere sereni: «Abbiamo immediatamente messo a disposizione degli inquirenti tutta la documentazione utile in nostro possesso. Ma facciamo notare come, nonostante abbiamo scoperto l’altra mattina di essere indagati e intercettati da cinque mesi, la stessa Procura di Ragusa non abbia mai chiesto di sentirci nel merito delle accuse. Abbiamo purtroppo il forte sospetto che non si stia cercando la verità dei fatti, ma solo di screditare il soccorso civile in mare», concludono. I Garanti di Mediterranea, tra i quali l’onorevole Rossella Muroni, Sel, riferiscono al Riformista che «l’inchiesta dimostrerà come l’operazione di trasbordo dei 27 migranti dalla portacontainer della Maersk Etienne alla Nave Jonio sia stata effettuata, come tutte le altre operazioni di soccorso di Mediterranea, nel rispetto del diritto internazionale e del diritto marittimo italiano».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.