Farabutti. Non mi viene nessun’altra parola per definire i responsabili della morte di Joseph, sei mesi, e di altre cinque persone annegate nel Mediterraneo, l’altra sera, per assenza di sufficienti soccorsi. La uso senza rabbia, senza emozione, questa parola. Non è il risultato dell’indignazione, è il frutto di una analisi fredda: farabutti. Sei morti e tra loro Joseph. Più altri dieci morti il giorno prima e 11 sopravvissuti trasferiti in un lager libico. Poi altri 600 morti, circa, dall’inizio dell’anno. Potevamo salvarli, se avessimo voluto, anche con poca spesa. Bastava mettere da parte la nostra formidabile ideologia xenofoba. Oggi in Italia le ideologie sono tutte morte. Tranne quella: la xenofobia, che unisce il Paese.

L’altra sera una nave di Open Arms, con equipaggio spagnolo, (Open Arms è l’unica organizzazione che seppur con grandi difficoltà è riuscita a sfuggire alla caccia ai soccorritori che negli ultimi due anni ha svuotato il Mediterraneo), è intervenuta per cercare di salvare circa 100 persone che erano finite in mare perché il loro gommone era affondato. Qualcuno dei naufraghi aveva il giubbotto, molti no. C’erano delle donne incinte, c’erano dei bambini piccoli. C’era pure Joseph, minuscola creaturina nata a giugno. È stata una operazione di soccorso eccezionale. Anche perché la barca di Open Arms era già piena zeppa di naufraghi raccolti qualche ora prima a qualche decina di miglia di distanza. È stato un aereo ad avvertire i soccorritori di questo secondo naufragio e loro sono riusciti ad arrivare in tempo, quando ancora decine di persone, da molte ore, si tenevano a galla allo stremo delle forze. Nuotavano come potevano. Cinque però erano già affogati. Joseph no, era ancora vivo, con la sua mamma. Vorrei chiedere ai farabutti se oggi possono trovare il coraggio per guardare negli occhi la sua mamma. Magari dirle: non abbiamo niente contro di te, però non sei italiana: prima gli italiani. Scusa, signora, ma noi dobbiamo difendere i confini…

Joseph lo hanno portato a bordo della nave dei soccorritori, ma stava malissimo. Piangeva. Piangeva sempre più piano. Devastato probabilmente dal freddo gelido del mare, forse aveva anche acqua nei polmoni. Non può stare nel mare freddo di novembre, per ore, un bambino di sei mesi.  È stato subito lanciato l’allarme. È stato chiesto alla Guardia Costiera di intervenire immediatamente per salvare Joseph e altre cinque persone in condizioni gravissime. Ma non c’era nessuna motovedetta nei paraggi. È proibito, devono stare alla larga, lasciare mano libera ai libici che ci sanno fare coi profughi.  C’è voluto molto tempo prima che arrivasse una motovedetta coi medici e con l’attrezzatura giusta. Joseph era morto. La mamma gridava: l’ho perso, l’ho perso. Joseph è morto come tanti altri suoi fratellini, migliaia, che sono affogati in questi anni davanti alle coste italiane e dell’Europa. Un giorno nei libri di storia ce lo rinfacceranno. I ragazzi, alle medie, chiederanno al professore: ma che razza di gente abitava l’Italia e l’Europa nel 2020? Era un periodo di grande avanzamento tecnologico, risponderanno i professori, ma ci fu una crisi di civiltà e di cultura molto forte. C’erano dei governanti che dicevano che quelle bagnarole piene di disperati erano solo dei taxi del mare. Ma erano fascisti? Chiederanno i ragazzi. No, erano al governo con la sinistra, risponderanno i professori balbettando.

Di Joseph sappiamo pochissimo. La sua età, il paese di provenienza, il paese di transito. Veniva dalla Guinea, insieme alla mamma che è incinta di un altro bimbo. Non sappiamo dove sia il papà. Sappiamo che Joseph e la mamma erano passati dalla Libia, erano sfuggiti alle guardie e ai lager, si erano imbarcati clandestinamente su un gommone. Clandestinamente, capito? E quindi dall’avverbio nasce il sostantivo: clandestini. Erano clandestini. Voi sapete bene che ormai nel linguaggio comune, qui da noi, clandestino è una parola che indica una condizione spregevole, da condannare, da biasimare. Biasimatela quella donna: non è italiana, voleva violare i nostri confini! La mamma di Joseph sapeva che se il suo gommone fosse stato intercettato dai militari libici sarebbe stata la rovina. Finivano nel lager, la loro fuga si sarebbe conclusa drammaticamente. Però aveva deciso di correre il rischio. La Guinea è uno dei paesi più poveri del mondo. È stata tartassata anche dall’Ebola. Il reddito procapite è di duemila euro all’anno, neanche 200 euro al mese.

Il reddito, in Italia, è circa 20 volte più alto. In Germania 30 volte. Un miraggio, una grande speranza. E la mamma di Joseph sperava di farcela, di dare un futuro al suo bambino, ha sperato fino all’ultimo finché il gommone non è andato a fondo, e poi di nuovo quando sono arrivati gli spagnoli: purtroppo le autorità italiane non erano pronte per accorrere a salvare Joseph. È morto tra le braccia dei medici di Emergency che erano a bordo dell’Open Arms. Poi sono arrivati i soccorsi da terra. La mamma di Joseph, assieme ad un’altra decina di migranti in condizioni gravi, è stata portata a Lampedusa. Gli altri sono rimasti a bordo. Vedremo cosa succederà. Le autorità europee hanno avuto l’ardire di esprimere cordoglio. Neanche un giudizio, un accenno di scuse, un pentimento magari ipocrita. Solo costernazione. Il governo italiano si è scordato anche questo. Non s’è neppure costernato. Un bambino – avranno pensato – un solo bambino e per di più africano. Vabbé: torniamo a colorare di rosso e di giallo le Regioni.

Sarà per le mie origini politiche, ma quello che mi lascia sempre senza parole è la sinistra. Ogni tanto sento dire che le distinzioni tra destra e sinistra sono finite. E quando si dice così, di solito, quelli di sinistra si arrabbiano. Dicono che non è vero. Ecco qui, c’è l’occasione per dimostrarlo che non è vero. La sinistra, in Italia, ha il coraggio di prendere posizioni simili a quelle – per dire – del papa? Niente di più, dico: del papa? Sostenere a voce alta – come hanno sostenuto ieri i responsabili di Open Arms – che soccorrere i profughi naufraghi nel nostro mare è un dovere. Tutto qui. Io queste parole non le ho sentite, non le sento. Non ho sentito grida del Pd. Dov’è il Pd? Mi pare che sia accucciato vicino ai 5 Stelle, quelli di Di Maio che parlava di taxi del mare, quelli di Travaglio che diceva che ci sono le prove degli accordi immondi tra soccorritori e scafisti.

Non è così? La sinistra si sveglia solo se qualcuno gli propone di fare un bel processo ai suoi avversari, poi però, sui grandi temi, è sulle stesse identiche posizioni dei suoi avversari. Buon senso, ragionevolezza, patriottismo, frasi fatte. Non possiamo mica accogliere tutta l’Africa in giardino, no? E poi se proprio ti piacciono i negri, prenditeli a casa tua. Con più garbo le dice queste cose la sinistra, con più educazione rispetto a Di Maio o alla Lega. La sinistra ha letto più libri. Forse ha letto anche Dickens. Chissà se li abbia capiti. A chi penso quando scrivo farabutti?. Non posso dirvelo, sono già pieno di querele…

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.