E alla fine arrivò pure Cofferati. Uscito per il Jobs Act, torna nove anni dopo con sorpresa limitata solo a coloro che pensavano che per i riformisti il Partito Democratico fosse ancora un “porto sicuro”. Perché il ritorno in pompa magna nel Pd di Elly Schlein dell’ex segretario generale della Cgil, storico dirigente della sinistra sinistra del Pd, a lungo sindaco di Bologna, poi europarlamentare, uscito sbattendo la porta dopo aver impedito con la sua candidatura ed i suoi voti dissidenti a Raffaella Paita di vincere le elezioni regionali ligure, spianando la strada al centrodestra guidato da Giovanni Toti, era più che scontato: era un ritorno del tutto naturale. Senza mezzi termini commenta il ritorno nel Pd di Sergio Cofferati Matteo Renzi: “ieri Sergio Cofferati – l’uomo che scelse di far perdere il PD in Liguria dopo aver perso le primarie contro Lella Paita – è rientrato nel PD e ha sparato contro il Jobs Act. Mando un abbraccio affettuoso a tutti i riformisti rimasti nel PD. Vi stanno prendendo in giro”. E da Italia Viva parte un vero e proprio fuoco di fila: “La traiettoria corbyniana del “nuovo Pd” si compie: rientra Cofferati, il campione del conservatorismo di sinistra (che peraltro assicura rendite alla destra, come si vide in Liguria). Lo sport dell’abiura iconoclasta al Nazareno continua. Non è più la casa dei riformisti.”, scrive su X il capogruppo Enrico Borghi; “Cofferati rientra nel Pd dopo aver fatto vincere la destra in Liguria. Anziché scusarsi con umiltà, chiede l’abiura del JobsAct a chi lo ha votato. Compagni riformisti del PD: ma fino a quando permetterete a tutti di abusare della vostra pazienza?”, chiede l’onorevole Francesco Bonifazi.

Nel Partito Democratico per ora al massimo si registra qualche leggero mal di pancia, nulla più: le elezioni europee sono vicine ed i riformisti che aspirano a concorrere ad un posto nel Parlamento Europeo preferiscono volare basso. Filippo Sensi, senatore ed ex portavoce di Renzi e poi Gentiloni a Palazzo Chigi, scrive: “Quando si entra o si torna in un partito sarebbe buona norma rispettare le persone che ci sono, che in questi anni hanno militato e lavorato per questo partito, le loro idee, le loro storie. Rispettando le persone si rispetta il PD”. Gli fa eco Marianna Madia: “‘Se qualcuno nel PD approva il Jobs Act deve spiegare qual è il contenuto riformista di quella brutta legge’ (cit. Sergio Cofferati). Ero responsabile Lavoro nella prima segreteria Renzi. Pronta! Ad argomentare cosa siamo riusciti a fare e dove non siamo arrivati”.

Avatar photo