L'emergenza Emilia-Romagna
No a Bonaccini commissario perché l’Emilia-Romagna ha fragilità amministrative e progettuali

Nel “Si&No” del Riformista la ‘grana’ Stefano Bonaccini commissario dell’Emilia-Romagna per la gestione della ricostruzione delle zone colpite dall’alluvione una volta terminata l’emergenza. Favorevole alla nomina del governatore l’ex deputata dem Alessia Morani. Contrario invece il parlamentare leghista Jacopo Marrone.
Qui il commento del deputato Marrone:
Non ho nulla a livello personale nei confronti di Stefano Bonaccini che conosco da tempo, ma la ricostruzione della grande parte di Romagna devastata dall’alluvione e dalle frane è troppo importante e urgente per assegnarla a un amministratore che ha già tanti incarichi e che non ha certo brillato nelle politiche di tutela del territorio. Bonaccini è certamente un abile parlatore, sa calcare con maestria il palcoscenico mediatico e ha pochi rivali nello scansare responsabilità oggettive, ma la Regione che governa con il pugno di ferro sta mostrando segni evidenti di carenze amministrative e progettuali.
È da tempo ormai che il mito dell’efficienza della Regione “rossa” è caduto. Lo abbiamo visto con il semi-collasso del sistema sanitario di fronte all’emergenza covid. Lo vediamo oggi con l’emergenza ambientale e i rischi idraulico e idrogeologico. Il modello di sviluppo della Regione Emilia-Romagna, fra le prime per cementificazione, consumo e impermeabilizzazione del suolo, sta presentando il conto, mentre il Pd, da sempre egemone, cerca di sottrarsi dalle proprie colpe cavalcando improbabili ideologie ultra-green.
Sono questi i motivi per cui ritengo opportuno che l’incarico di commissario straordinario alla ricostruzione sia affidato a una persona terza, di alto profilo e capacità manageriali indiscusse, che possa lavorare h24, sette giorni su sette, a un piano di ripartenza e messa in sicurezza del territorio. Un progetto complessivo che rispetti l’ambiente e le caratteristiche fisiche del territorio, ma che sia anche esente da visioni ideologiche radicali. Si deve andare veloci, le procedure non possono durare anni, come accade normalmente in questa regione, perché si penalizzerebbe l’economia romagnola.
La nomina del commissario è quindi un passo essenziale e da ponderare con pragmatismo e non per appartenenza politica. Anche in Romagna ci sono personalità, e non parlo di politici, espressione del territorio che sarebbero all’altezza del compito. Un compito, ribadisco, immane, perché si tratta di ripartire quasi da zero per contrastare il dissesto delle aree collinari e montane, oltre a ripristinare le infrastrutture e il sistema idraulico.
Tutti problemi trascurati in questi anni dalla Regione, nonostante i grandi proclami e i propositi contenuti in un’infinità di documenti troppo spesso rimasti senza conseguenze pratiche. Sono problemi da affrontare subito e con costi enormi. Oggi Bonaccini, sostenuto dal Pd e da una rete di poteri regionali consolidati nei decenni, pretende anche quest’incarico presentandosi come l’unica autorità deputata ad ottenerlo, anche per la conoscenza del territorio.
Motivazioni strumentali e, come ho detto, facilmente confutabili. Bonaccini ha tanto altro da fare come presidente della Regione e come presidente del Pd, è poi commissario straordinario per la mitigazione del dissesto idrogeologico da otto anni e, da luglio 2022, commissario straordinario per la realizzazione del rigassificatore di Ravenna. Il 9 maggio scorso è stato nominato commissario delegato per la gestione dell’emergenza per elaborare un piano di misure e interventi di carattere urgente. Credo che siano impegni più che sufficienti se Bonaccini li vuole svolgere con attenzione, impegno e concretezza. Non si può infatti nascondere che il disastro avvenuto in Romagna era annunciato.
Non è una novità che questo territorio sia fra quelli più a rischio a livello nazionale, eppure, nonostante il presidente dell’Emilia-Romagna sia stato per otto anni commissario straordinario per la mitigazione del dissesto idrogeologico, sono scarsi i progetti realizzati in tema di prevenzione, tutela e monitoraggio, mentre la Giunta Bonaccini ha continuato a spendere molte promesse, organizzato convegni, elaborato studi e progetti, rimasti, a quanto sembra, in gran parte sulla carta.
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