Una bomba nel taschino del povero Pedro Sanchez che va cercando voti per il suo governo Psoe più Podemos. Gliel’ha infilata a sorpresa il Tribunale di giustizia europeo. Nel mezzo della trattativa del premier socialista con Esquerra republicana (Erc), i deputati più disposti al dialogo tra gli autonomisti catalani diventati secessionisti, è arrivata la risposta dei giudici europei al ricorso contro la detenzione di Oriol Junqueras che di Erc è presidente. Junqueras, il leader più politico tra i secessionisti catalani, è stato condannato il 14 ottobre a 13 anni di prigione per sedizione e malversazione a causa del suo ruolo di primo piano durante quello che in Spagna chiamano el procés: la guerra di Barcellona per ottenere l’indipendenza da Madrid attraverso la convocazione di un referendum (illegale) il primo ottobre del 2017 e successivo psicodramma politico giudiziario.

«Una persona eletta al Parlamento europeo acquisisce le qualità di un membro di questa isituzione a partire dalla proclamazione ufficiale dei risultati elettorali e beneficia, da tale momento, delle immunità collegate a tale qualità» hanno stabilito i giudici. Quindi Junqueras, eletto al parlamento europeo il 26 maggio mentre era in prigione preventiva, aveva il diritto di essere scarcerato per espletare le formalità relative alla sua elezione. La Spagna avrebbe dovuto chiedere all’Europarlamento l’autorizzazione a procedere contro di lui. E solo se l’avesse ottenuta, procedere. La sentenza europea non impone la scarcerazione immediata di Junqueras. Chiede ai magistrati della Sala penale del Tribunale supremo di «valutare gli effetti relativi alle immunità di cui gode il signor Junqueras».  Cinque giorni di tempo hanno la difesa del presidente di Erc e le componenti dell’accusa – la procura generale, l’avvocatura di Stato e il partito d’ultradestra Vox – per presentare i loro argomenti sulla scarcerazione di Junqueras. Il Supremo deciderà dopo.