Bisogna uscire dal dibattito modaiolo
No alla sospensione di ChatGpt: gli algoritmi sono il futuro, l’Italia giochi da protagonista
Nel “Si&No” del Riformista l’intelligenza artificiale. E’ giusto sospendere ChatGpt? Due pareri discordanti: favorevole alla sospensione Guido Scorza, membro del consiglio Garante per la protezione dei dati personali, secondo cui “ChatGpt va sospesa “perché soffre di allucinazioni pesca a strascico migliaia di dati personali“. Contrario il senatore di Azione Marco Lombardo che nei giorni scorsi è stato il primo parlamentare a ‘scrivere’ il primo discorso con l’intelligenza artificiale. “Gli algoritmi sono il futuro, l’Italia giochi da protagonista” la sua opinione.
Qui l’articolo di Marco Lombardo:
Io sono sempre stato favorevole al progresso tecnologico e alla transizione digitale. Ma impegnarsi per la promozione dell’economia digitale significa essere consapevole dei rischi di un uso improprio della tecnologia. Già al tempo in cui ero Assessore al Comune di Bologna con deleghe sul lavoro e sull’economia ero stato autore, insieme alle piattaforme digitali e alle parti sociali, della “Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali” (cd Carta dei rider) per promuovere un’economia digitale ed evitare che l’utilizzo degli algoritmi potesse avere effetti discriminatori sui lavoratori digitali.
Oggi, a distanza di qualche anno, tutti parlano di PNRR, ma pochi sono davvero informati sui progetti che riguardano la transizione digitale nell’economia, nella PA o nella sanità. Per questo non mi convince l’idea di limitare l’uso degli algoritmi di AI per motivi di tutela della privacy e della riservatezza. Intanto, questo è un tema da regolamentare al livello europeo e globale, non al livello nazionale. La decisione di sospensione da parte del Garante non mi convince: preferirei che venisse introdotta, al livello normativo, una limitazione all’utilizzo degli algoritmi di AI da parte dei bambini, al fine di tutelare l’interesse superiore dei minori.
Più in generale, mi convince molto di più l’idea di promuovere un uso consapevole dell’AI, come si discute ormai da tempo al livello europeo. Per questo ho voluto lanciare quella provocazione dall’Aula del Senato. Dobbiamo uscire da un dibattito “modaiolo” su ChatGP4 e cominciare a comprendere fino in fondo le implicazioni etiche, economiche e sociali che impatteranno nel presente e nel prossimo futuro. A mio avviso ci troviamo davanti ad un nuovo “turning point” della storia. Fino ad oggi il processo tecnologico ha impattato sui lavori ad alta intensità di manodopera ed a basso contenuto cognitivo. Oggi lo sviluppo incredibile degli algoritmi di AI porta a immaginare che presto la transizione digitale possa impattare anche sui lavori a bassa intensità di manodopera ed alto contenuto cognitivo.
Pensiamo solo alle professioni liberali, al settore medico, a quello assicurativo, a quello legale. E perché no, pensiamo anche alla politica: la mia provocazione in Aula serviva a dire che nemmeno l’attività legislativa e la politica possono pensare di essere immuni da questo processo di transizione. Ci sono utilizzi degli algoritmi di AI che sono già (e lo saranno ancora di più in futuro) utilissimi al progresso scientifico. Pensiamo alle applicazioni di AI sulle analisi predittive sui nostri fascicoli sanitari elettronici: significa poter fare diagnostica preventiva sulle possibili malattie.
Pensiamo all’uso degli algoritmi di AI per aiutare le persone con disabilità a promuovere progetti di vita autonomi ed indipendenti. Pensiamo all’uso degli algoritmi di AI nell’agricoltura di precisione per ridurre lo spreco delle risorse naturali. Solo per fare alcuni esempi. Ma cosa succede se invece gli algoritmi di AI vengono usati in modo improprio, per alterare le informazioni che possono influenzare l’opinione pubblica o per intervenire nei processi democratici sulla base di ingerenze di autorità straniere?
L’allarme lanciato da 350 personalità tra cui i fondatori di Open AI, scienziati, filosofi, economisti, al di là dei toni apocalittici usati per destare scalpore, deve essere preso sul serio per comprendere che ci possono essere applicazioni di algoritmi di AI che rischiano di minacciare la stabilità internazionale e costituire minacce per la sovranità digitale. Il miglior legislatore nel futuro prossimo può non essere un uomo o un algoritmo di AI, ma chi saprà usare l’intelligenza umana per usare a servizio del bene comune l’intelligenza artificiale.
Per questo credo che per sfruttare le potenzialità dell’AI e ridurne i rischi, l’approccio regolatorio di per sé non basti. L’UE non può limitarsi a fare da arbitro tra Cina e Usa. L’arbitro, per definizione, non può vincere. L’Ue deve diventare player nel contesto globale di promozione dell’AI e di riduzione del rischio. E l’Italia deve saper giocare il suo ruolo da protagonista in questo processo, non rimanere sugli spalti a farne da spettatore.
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