Sono piccoli gruppi, sparsi per tutti gli Stati Uniti, di veterani che si stanno contando, raccogliendo, e così pianificano e mettono in ordine documenti e azioni per poter partire: andare in Ucraina. “Le sanzioni possono aiutare, ma le sanzioni non possono aiutare in questo momento e le persone hanno bisogno di aiuto in questo momento”, dice l’ex marine Hector, che vive a Tampa Bay, in Florida. “Io invece posso aiutare adesso”. L’ondata di volontari volenterosi veterani che dagli Stati Uniti vogliono unirsi alla resistenza ucraina contro l’invasione della Russia è stata raccontata in un lungo articolo del New York Times.

Gente che raccoglie l’appello del Presidente Volodymyr Zelensky all’Occidente. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, aveva rilanciato: “Insieme abbiamo sconfitto Hitler e sconfiggeremo anche Putin”. Secondo Kiev sono già 16mila i combattenti arrivati nelle brigate internazionali e sarebbero 20mila le domande pervenute da 52 Paesi – dati impossibili da verificare, vista la fase caotica della guerra e la propaganda spinta al massimo.

“Molti veterani, abbiamo una chiamata da servire e ci siamo addestrati per tutta la nostra carriera per questo tipo di guerra”, ha commentato uno dei volenterosi al quotidiano. “Restare seduto senza fare nulla? Ho dovuto farlo quando l’Afghanistan è andato in pezzi, e questo ha pesato molto su di me. Dovevo agire”. Anche una questione di onore, di orgoglio ferito dal ritiro da Kabul dunque. A coordinarli ci sono persone come David Ribardo, ex ufficiale dell’esercito, che si definisce “un Tinder per veterani e donatori. “È un conflitto che ha una chiara positiva positivo e una negativa, e forse questo lo distingue dagli altri conflitti recenti”, ha affermato. “Molti di noi stanno guardando cosa sta succedendo e vogliono solo prendere un fucile e andare laggiù”.

Sui social ha letto tanti desiderosi di unirsi e quindi ha cominciato a fare da intermediario per un gruppo chiamato “Volunteers for Ukraine”, identificando veterani e altri volontari con competenze utili e mettendoli in contatto con donatori che acquistano attrezzatura e biglietti aerei. È gente che rischia non solo la propria vita, rimarca il giornalista, ma anche di trascinare gli USA in un conflitto diretto che il mondo occidentale vuole assolutamente evitare. Il Segretario di Stato Antony Blinken ha dissuaso chi vuole partire osservando che ci sono tanti modi per aiutare l’Ucraina ma secondo il Washingtonexaminer sarebbero più di tremila gli americani pronti a partire.

Il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov ha dichiarato all’agenzia di stampa russa che i combattenti stranieri non saranno stati considerati soldati ma mercenari e non saranno protetti dalle norme umanitarie relative al trattamento dei prigionieri di guerra. “Nel migliore dei casi, possono aspettarsi di essere giudicati come criminali”, ha detto Konashenkov. “Stiamo esortando tutti i cittadini stranieri che potrebbero avere in programma di andare a combattere per il regime nazionalista di Kiev a pensare una dozzina di volte prima di mettersi in viaggio”. Ad arrivare in Ucraina, soprattutto nel Donbass ospitato dai filorussi, anche miliziani a favore di Putin.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.