Solo così i nostri ragazzi non fuggiranno più
Non siamo una Repubblica per giovani: lo Stato deve fare un passo indietro
“Oggi, lavorare all’estero, non dovrebbe più rappresentare per nessuno una scelta obbligata, bensì un’opportunità. È responsabilità della Repubblica far sì che si tratti di una libera scelta”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri, rivolto ai giovani, cui ha ricordato quanto sia utile fare un’esperienza all’estero, da riversare poi però in Italia. È vero e auspicabile che i nostri ragazzi, formati qui dall’istruzione pubblica grazie a chi paga le tasse, non diventino capitale umano, culturale ed economico disperso. È vero che a volte protestano a caso (ragazzi delle tende, non chiedete alloggi economici, ma maggiori infrastrutture per spostarvi meglio e meno tasse che vi rendano più ricchi appena assunti).
Ma è anche vero che la Repubblica, oggi, rende difficilissimo ai giovani intravedere un percorso percorribile che altrove c’è eccome. E che grazie al web loro conoscono. Come fa a darsi un lavoro un ragazzo umile, se gli si chiedono tempo e soldi per resistere a olire 60 autorizzazioni burocratiche? L’incertezza per il proprio futuro si riflette sulla scarsa natalità che rischia di condannare l’Italia (tra 15 anni, se non cambia qualcosa, avremo un italiano in età da lavoro “condannato” a mantenere tre pensionati, e a causa dello stesso invecchiamento della nazione – a sua volta frutto di una maggior longevità da benedire- rischiamo nel medio periodo una perdita di pil da 500 miliardi). Anche per questo si avverte l’urgenza di riforme coraggiose che qui sempre sponsorizziamo.
I ragazzi italiani escono troppo tardi da scuola e poco preparati al lavoro (quante volte si sentono dire: “Dovresti tu pagare me perché’ ti insegno un lavoro”?), dove percepiscono uno stipendio molto oneroso per chi glielo paga, e povero per loro che lo percepiscono. La Repubblica quindi dovrebbe promuovere anche un passo indietro dello Stato, spingendolo a fare meno cose, farle meglio e costare meno; oggi è troppo vorace e spendaccione di risorse pubbliche che spesso investe poco e male, preferendo dissiparle in assistenzialismo e spesa corrente inutile; dovrebbe avviare una nuova alfabetizzazione digitale nella P.A. più pervasiva e meno liberale del mondo che di under 30 conta solo il 3%. Dovrebbe lasciare molto più liberi i privati, la Repubblica.
Come all’estero fanno democrazie non asfissiate dalla burocrazia, che programmano con lungimiranza, e ahimè regimi dolci che hanno il crisma dell’efficienza, attraggono capitali e creano dunque posti di lavoro. Questo donerebbe facilità all’Italia, e aiuterebbe i ragazzi a tornare a credere nella meritocrazia (a volte sfregiata anche dalla politica), e nella certezza di avere una chance di carriera e vita che può riportarci a essere, come 60 anni fa, terra di opportunità e mobilità sociale. Allora i nostri ragazzi non fuggiranno più. Anzi.
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