La liberazione di Cecilia Sala lascia aperto un giallo. C’è stato o no un accordo sulla sorte dell’ingegnere iraniano arrestato a Milano lo scorso 16 dicembre? Molti analisti lo danno per scontato, e in mattinata una voce, attribuita al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è parsa apporre il sigillo ministeriale su questa ipotesi. Nordio ha annunciato di doversi recare a Palazzo Chigi e per i giornalisti – considerata l’urgenza – l’associazione con i fatti riguardanti il rilascio di Cecilia Sala è stato automatico.

«Va ad annunciare la rimessa in libertà di Abedini», hanno titolato le agenzie. Poi la smentita, secca. «Questa è una cosa su cui in questo momento non sto proprio riflettendo. La mia mente è tutta occupata al fatto che vada avanti la riforma costituzionale per la quale mi batto da 30 anni», ha precisato Carlo Nordio lasciando Palazzo Chigi. Nelle ore in cui atterrava Sala a Ciampino, con Giorgia Meloni che si preparava a raggiungerla e ad abbracciarla sulla pista, il ministro sostiene di aver preso parte a un vertice sulla separazione delle carriere dei magistrati. Sul caso di Mohammad Abedini Najafabadi il ministro non vuole entrare prima della decisione della Corte d’Appello di Milano sulla richiesta di domiciliari presentata dal legale dell’ingegnere iraniano.

«Noi – ha spiegato – abbiamo un trattato di estradizione con gli Stati Uniti che viene valutato secondo i parametri giuridici, ma attualmente la mia principale preoccupazione è quella della legge costituzionale sulla separazione delle carriere, questo è stato l’incontro». Nei confronti dell’iraniano la Procura generale di Milano aveva espresso parere negativo per gli arresti domiciliari. La procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, ieri ha espresso «grande soddisfazione» per la liberazione di Cecilia Sala dall’Iran. E per quanto riguarda i suoi uffici, «Nessuna novità al momento», riferisce. Nei giorni scorsi Nanni aveva dato “parere negativo” sulla richiesta di sostituzione della misura ai domiciliari in “un appartamento” con “il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran” chiesta dal suo legale, avvocato Alfredo De Francesco. Ora negli ambienti giudiziari milanesi della Corte d’appello, destinata a decidere sul futuro dell’ingegnere dei droni, c’è attesa per la decisione del Ministero della Giustizia se esercitare il potere di revoca della custodia in carcere dopo la liberazione di Cecilia Sala.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.