Secondo il programma doveva essere l’assemblea generale dell’Associazione nazionale magistrati. Nella realtà è stata quella delle toghe di rosse di Magistratura democratica che hanno monopolizzato la discussione, imponendo a tutti i presenti il proprio ordine del giorno. Con un colpo di mano e grazie alla indubbia capacità organizzativa di raccogliere le deleghe, le toghe progressiste sono riuscite infatti lo scorso fine settimana a trasformare una assemblea che era stata organizzata per discutere di Iolanda Apostolico, la giudice catanese che era stata sommersa dalle critiche per sconfessato il dl Cutro in materia di migranti dopo aver partecipato ad una manifestazione di protesta nei confronti dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, in un sit-in contro il governo Meloni.

Complice anche l’uscita del ministro della Difesa Guido Crosetto che in un’intervista al Corriere della Sera aveva segnalato rischi per l’esecutivo solo dall’”opposizione giudiziaria”, riferendo di aver saputo di “riunioni di una corrente della magistratura” in cui si discuteva di come “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”, le toghe di sinistra hanno dimostrando di essere in questo momento il vero ostacolo per la riforma della giustizia.
L’accusa del ministro è “una fake news” che “non ha alcun fondamento” e “fa male alle istituzioni”. È un “attacco” ai magistrati ma anche “una rappresentazione malevola dell’impianto istituzionale del Paese”, ha esordito il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ritenendo “fuorviante” la rappresentazione di una magistratura “che rema contro” e che si fa “opposizione politico-partitica”. Per Ciccio Zaccaro, segretario di Area, il gruppo delle toghe progressiste di cui fa parte anche Santalucia, Crosetto ha delegittimato “le istituzioni repubblicane”. Mentre per il segretario di Magistratura democratica, Stefano Musolino le parole del ministro della Difesa erano “un monito” alla magistratura a “conformarsi agli scopi del governo”.

“C’è un trend: ossia la messa in discussione della possibilità, della legittimazione per il magistrato di partecipare al dibattito pubblico”, ha dichiarato l’ex segretario di Area ed ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte.
Durissimi i commenti di chi era in platea, circa 200. Per alcuni ci sarebbe in atto un tentativo politico di “sovvertire l’equilibrio dei poteri” in quanto la politica “non sopporta i controlli della magistratura”. I magistrati vivrebbero in un “clima di intimidazione”. Un riferimento ai colleghi turchi, ungheresi e polacchi che avrebbero visto la perdita della loro libertà dopo “attacchi” come quello nei confronti di Apostolico. Grande rimpianto, infine, da parte di molti per i tempi eroici dell’antiberlusconismo militante e della gestione Luca Palamara dove agli scioperi indetti dell’Anm partecipava l’85 percento degli iscritti.

Inevitabili le ripercussioni politiche. Con le opposizioni (con l’eccezione di Italia viva) che hanno censurato le affermazioni di Crosetto, invitando a riferire in Parlamento (“immediatamente”, come sollecitato dal deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova) o ad andare in Procura se ha le prove di quello che dice. Tant’è che il titolare della Difesa ha replicato, anche ieri, più volte alle critiche, spiegando che non aveva inteso attaccare la magistratura, ma “solo difendere le istituzioni cercando la verità”, assicurando di essere pronto a presentarsi al Copasir o in Antimafia o ad un confronto con lo stesso Santalucia.
“Se il ministro sa qualcosa che mette in pericolo la sicurezza nazionale, lo dica. Diversamente, la smetta questo governo di lanciare velate minacce”, ha commentato Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, mentre i parlamentari del suo gruppo in Antimafia hanno chiesto di fissare “al più presto” l’audizione di Crosetto. L’accusa del ministro ai magistrati è “gravissima” perché significa attribuire a una parte della magistratura “finalità eversive”: se ha informazioni così rilevanti, lo ha incalza il presidente del M5s Giuseppe Conte, “deve andare immediatamente in Procura”. Anche per il leader di Azione Carlo Calenda “un ministro non può riferire di complotti di magistrati senza denunciarli: non siamo al bar dello sport”. Non ha fatto sconti nemmeno il presidente nazionale di Centro democratico Bruno Tabacci: quelle di Crosetto sono “parole in libertà”, mentre di dichiarazioni “ eversive” hanno parlato Angelo Bonelli (Avs) e Giovanni Barbera (Rifondazione comunista). Il leader di Iv Matteo Renzi invece ha sollevato il problema delle ragioni per le quali Giorgia Meloni “ha bloccato la riforma della giustizia”.

Poche le voci dalla maggioranza. Forza Italia si è schierata con Crosetto, chiedendo che la riforma della giustizia sia una “priorità”.
Terminata la bagarre, l’assemblea dell’Anm domenica sera ha poi diffuso un comunicato in cui “rinnova la sua forte preoccupazione per gli attacchi alla giurisdizione da parte di alcuni esponenti di governo in occasione dell’emissione dei primi provvedimenti applicativi della nuova legge in materia di protezione internazionale. I provvedimenti giurisdizionali possono essere certamente criticati per il loro contenuto e il loro percorso motivazionale, ma non è accettabile che vengano espressi giudizi sulla vita del magistrato che li ha emessi, ricostruendo con indagini mirate il suo passato”.
“Va respinto con forza il tentativo di spostare l’attenzione dal contenuto giuridico del provvedimento alla persona del giudice che lo ha emesso. L’ indipendenza della funzione giurisdizionale è il fondamento di una moderna democrazia liberale. Siamo consapevoli dell’importanza del tema dell’imparzialità della magistratura, oggetto del prossimo congresso e continueremo a richiedere alle altre istituzioni serietà, equilibrio e continenza al fine di garantire l’indipendenza della funzione giurisdizionale”, conclude poi la nota, tornando al caso Apostolico da dove tutto era iniziato.