«Come vi permetteteeee…». È toccato a uno dei politici più miti, Riccardo Magi, l’ultimo ruggito di una campagna elettorale da circo Barnum, Magi, il radicale di Più Europa, braccato dai gendarmi come Pinocchio accompagnato dai carabinieri su un molo albanese – che scena! – con la Meloni che scende dalla macchina per “difenderlo” salvo poi beccarlo senza troppo fair play: «So che vuol dire cercare di superare lo sbarramento» (traduzione: “che se deve fa’ pe’ magnà”).

Troppo Meloni

Già, lei, Giorgia detta Giorgia, secondo un aristotelismo da prima elementare: com’è stata Meloni in questo mese da relegare nel fascicolo della brutta politica? È stata molto meloniana, Meloni, troppo nervosa, troppo polemica, troppo divisiva, come dicono quelli che s’intendono di politica. Grande protagonista del memorabile “presidente, sono quella stronza della Meloni” che ha restituito la pariglia a De Luca manco fossimo a una gara a chi sputa più lontano, ha scritto una pagina storica dell’incoattimento della lotta politica, ma è inutile star qui a menarsela con i De Gasperi e i Churchill, ora va così, “è politica moderna”, diceva Albanese- Cetto La Qualunque, e Giorgia interpreta la modernità scattando, una serie continua di scatti – politici, di nervi – come una centometrista, solo che qui è una maratona, avrà il fisico per durare?

Dalla prima-donna-a-palazzo-Chigi c’è una buona parola per tutti, da Formigli a Zuppi – grr grr, avrebbe sintetizzato il Marinetti che scalda i sangiulianisti – idee non troppe e talvolta confuse, “sembri sempre incazzata”, gli disse una volta La Russa, che di ghigni se ne intende, alternando, la premier, la postura di chi non se ne andrà mai (il plebiscito il plebiscito!) però col brivido, “o la va o la spacca”: e insomma Giorgia che è chiaramente insoddisfatta di come vanno le cose, vorrebbe fare, vedremo se ce la farà col premierato (uhm) e con la separazione delle carriere (superuhm) ma poi certe volte s’ingarbuglia ed ecco i provvedimenti fantasma, il redditometro, la sanità, mentre va meglio in politica estera dove non facendo niente almeno non sbaglia, come quel vecchio militante in età staliniana che disse che era «meglio andare in galera così non si fanno errori politici».

Si agita, Meloni, mentre i suoi Fratelli nelle piazze non si sono visti né sentiti – ma è così che Arianna dirige il partito? – perché come al solito il governismo si è mangiato la militanza di base. E insomma né promossa né bocciata, piuttosto rimandata in varie materie, Giorgia detta Giorgia: avrebbero dovuto essere una grande passerella, queste europee, un red carpet da Notte degli Oscar, e invece per lei si sono rivelate una rottura di scatole, un inciampo della storia, un cenone che rischia di rimanere sullo stomachino.

E che pasticcio poi ‘sti alleati!

E che pasticcio poi ‘sti alleati! Tajani ha pedalato, eh, buono l’impegno scarsi i contenuti dicevano a scuola le maestrine, anzi più che pedalare ha fatto surf sulle onde per evitare che la risacca meloniana lo ingoiasse, lui e la buonanima di Berlusconi di cui il ministro degli esteri, neanche fossimo in un libro di Stephen King, vorrebbe che gli italiani scrivessero il nome sulla scheda sfidando l’eternità con le schede elettorali, un’abracadabra da mago Silvan più che da statista, ma vale tutto pur di superare Salvini, che in campagna elettorale ha “riformato” e condonato camerette abusive e tramezzi, ma qui tocca parlare di Vannacci. E ci vuole un saluto solidale a Umberto Bossi che non poteva immaginare che la sua Lega finisse così impasticciata con un mussolinismo da bar sport – «vota la Decima!» – di questo ex ragazzone che ha fatto inalberare in tv Carlo Calenda che pareva Jack Nicholson in Shining, così non c’era riuscito nemmeno Renzi.

Contenuti europei

A proposito, i due gemelli dell’autogol hanno fatto una campagna elettorale buona, pur nell’ambito della follia di andare divisi, sono stati sui contenuti, l’Europa soprattutto (ah già, sono elezioni europee) e stanno vivendo giorni d’angoscia, gli ex terzopolisti dal riformismo strozzato in gola che non diventa politica reale, fatto concreto, rinviando l’appuntamento come Ornella Vanoni, “ho sbagliato tante volte ormai”… La “lista di scopoStati Uniti d’Europa inevitabilmente ha un che di specchiettismo per le allodole – Sandra Mastella candidata con Marco Taradash! – ma anche qui va bene tutto, cosa non si fa per salvare quel grumetto di riformismo macron-draghiano che appare e scompare come le ombre sul muro della politica. Tutto sommato, promossi, i gemelli dell’autogol, poi nel futuro c’è un boh grande come le loro ambizioni, cioè grandissimo, il popolo deciderà se sommergerli o salvarli.

Conte come Paul McCartney

Quanto a Conte avvocato Giuseppe, che dire – mah! – non si capisce che campagna elettorale abbia fatto, tante chiacchiere con una spruzzata di pace, se possibile strascica le parole ancora e forse di più si tinge i capelli, neri come quelli di Paul McCartney ragazzo, diremmo una lagna dimenticabile, già dimenticata, una roba senz’anima, una mediocritas senza aura, sperando che, hai visto mai, la gente voti il partito ex grillino senza più nulla delle gesta di quel gran giullare che lo inventò e lo fece grande. Riformismo zero. Male, male.

L’idea di Fratoianni&Bonelli, Schelin salva sé stessa

Abilissimi invece i Simon& Garfunkel della politica italiana, il duo Fratoianni&Bonelli, come si fa a non promuovere chi ha inventato lo stratagemma dal volto umano della candidatura di Ilaria Salis, politicamente tutto ok, abbasso Orbàn e va l’antifascismo militante, e come il film di Woody Allen, speriamo che funzioni. Dulcis in fundo c’è lei, la donna che visse due volte, la prima da Occupy Pd e la seconda da Occupato -il-Pd, la nazarenica Elly Schlein che è stata brava a mettere in ombra le magagne e probabilmente a salvare se stessa e il suo partito con una virata a sinistra che nemmeno Soldini quando stramba con la sua barca. Di riformismo lì c’è n’è pochino ma, come cantava Bennato,a questo punto la mela è avariata / io me la vedo brutta ma salviamo il salvabile, yeah”. Buon voto a tutti.