No ad una “religione intesa solo come pratica esteriore e abitudinaria, che non incide sulla vita e sugli atteggiamenti delle persone”. È quanto ha dichiarato Papa Francesco durante l’Angelus domenicale attingendo alla parabola dei due figli raccontata nel Vangelo di Matteo. “Con la sua predicazione sul Regno di Dio, – ha spiegato il Pontefice Francesco – Gesù si oppone a una religiosità che non coinvolge la vita umana, che non interpella la coscienza e la sua responsabilità di fronte al bene e al male. Lo dimostra anche con la parabola dei due figli, che viene proposta oggi nel Vangelo di Matteo. All’invito del padre ad andare a lavorare nella vigna, il primo figlio risponde impulsivamente ‘no’, ma poi si pente e ci va; invece il secondo figlio, che subito risponde ‘sì’, in realtà non lo fa”.

Parte da questo punto la messa in guardia di Bergoglio: “L’obbedienza non consiste nel dire ‘sì’ o ‘no’, ma nell’agire, nel coltivare la vigna, nel realizzare il Regno di Dio”. “Gli esponenti di questa religiosità ‘di facciata’, che Gesù disapprova, sono ‘i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, i quali, secondo l’ammonizione del Signore, nel Regno di Dio saranno sorpassati dai pubblicani e dalle prostitute. Questa affermazione – avverte però il Papa – non deve indurre a pensare che fanno bene quanti non seguono i comandamenti di Dio e la morale, e dicono: ‘Tanto, quelli che vanno in Chiesa sono peggio di noi’. Gesù non addita i pubblicani e le prostitute come modelli di vita, ma come ‘privilegiati della Grazia’, che Dio offre a chiunque si apre e si converte a Lui. Infatti queste persone, ascoltando la sua predicazione, si sono pentite e hanno cambiato vita”.

GLI ULTIMI – “Preghiamo per i milioni di sfollati interni che, proprio come Gesù e i suoi genitori nella fuga in Egitto, vivono ogni giorno situazioni di paura, incertezza e disagi”, ha detto anche il Pontefice.

NAGORNO KARABAKH – “Sono giunte preoccupanti notizie di scontri nell’area del Caucaso – ha concluso il Santo Padre – Prego per la pace e chiedo alle parti in conflitto di compiere gesti concreti di buona volontà e fratellanza che possano portare alla pace non con mezzi violenti ma con il dialogo. Preghiamo per la pace nel Caucaso”.

Redazione

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