Il Pontefice e gli sforzi contro la guerra
Papa Francesco, saltano il viaggio a Kiev e l’incontro con Kirill: “Non è il momento, a rischio obiettivi più elevati”
Se Francesco non ha mai nominato il presidente russo Putin è perché “un Papa non nomina mai un capo di Stato e ancora meno un Paese, che è superiore al suo capo di Stato”. Lo ha dichiarato lo stesso Pontefice in una lunga intervista rilasciata al quotidiano argentino La Nación. Due notizie, almeno: sono saltati sia il viaggio a Kiev, invocato da tempo dall’Ucraina e al quale Bergoglio stesso aveva aperto, che l’incontro con il patriarca ortodosso Kirill. “Sono disposto a tutto pur di fermare la guerra. Tutto”, ha chiarito il Santo Padre.
Francesco ha rallentato le attività, dopo i numerosi appuntamenti della Settimana Santa. Uno strappo ai legamenti del ginocchio lo fa zoppicare. Preferisce mettere il ghiaccio alle infiltrazioni. “A questa età bisogna accontentarsi a sentirsi dire che ci si conserva bene”. Al centro della chiacchierata la guerra in Ucraina: inascoltati gli appelli del Papa alla pace, contro le forniture e gli aumenti delle spese militari. E a proposito della differenza tra un popolo, un Paese e i suoi leader, in occasione della Via Crucis al Colosseo Francesco ha voluto fortemente una donna ucraina e una russa a portare la croce nella tredicesima stazione. Decisione che pure era stata molto criticata.
“Ci sono sempre negoziati. Il Vaticano non riposa mai – ha assicurato il Santo Padre – Non posso raccontarle i dettagli perché smetterebbero di essere negoziati diplomatici. Ma gli sforzi non smetteranno mai”. Sulla sua decisione di visitare l’ambasciata russa presso il Vaticano: “Ci sono andato solo. Non ho voluto nessuno ad accompagnarmi. È stata una responsabilità mia personale. È stata una decisione che ho preso in una notte di veglia pensando alla guerra in Ucraina. È chiaro a chi vuole vederla nel modo giusto che stavo segnalando al governo che può mettere fine alla guerra in un istante. A esser sincero, vorrei fare qualcosa affinché non ci sia una sola morte in più in Ucraina. Non una in più”.
E se ha baciato la bandiera dell’Ucraina è stato per “un gesto di solidarietà con i suoi morti, le famiglie e con chi soffre l’emigrazione”. Se non è andato in visita a Kiev è perché “non posso fare niente che metta a rischio obiettivi superiori, che sono la fine della guerra, una tregua o almeno un corridoio umanitario. A cosa servirebbe il Papa a Kiev se il giorno dopo la guerra dovesse continuare?”.
Stessa ragione per cui per il momento un faccia a faccia con Kirill è inattuabile. “La nostra diplomazia ritiene che un incontro in questo momento potrebbe prestarsi a molti fraintendimenti. Io ho sempre promosso il dialogo interreligioso”. Francesco è stato il primo Papa con il quale il patriarca Kirill ha accettato un incontro. All’Havana. I due hanno avuto posizioni molto distanti sulla guerra: Kirill ha giustificato a più riprese l’invasione e parlato di una grottesca guerra contro il pensiero unico occidentale e le lobby gay.
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