La scomparsa il 31 dicembre scorso del Papa emerito Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, come noto ha dato il là ad una sfilza di dichiarazione al vetriolo e accuse nei confronti dell’attuale pontefice Francesco.

Raffiche di veleni che hanno visto protagonista in particolare l’ex segretario di Ratzinger, monsignor Georg Gänswein, esponente di quei circoli tradizonalisti e ultraconservatori che da sempre non apprezzano il pontificato ‘progressista’ di Bergoglio.

L’ultimo episodio della lunga serie di affondi contro Francesco arriva da un autorevole membro della fronda ratzingeriana, il cardinale Gerhard Ludwig Müller. Il 75enne porporato tedesco, che Ratzinger chiamò alla guida della congregazione per la Dottrina della fede e che venne invece ‘messo a riposo’ nel 2017 da Francesco, dà voce ai malumori dell’ala conservatrice della Chiesa contro il pontefice riformista.

Lo fa in un libro-intervista che uscirà dopo quello di Gänswein. Edito da Solferino, “In buona fede” è una intervista della vaticanista del Messaggero Franca Giansoldati che riporta di fatto l’atto di accusa dei conservatori contro Francesco.

A darne conto è un articolo di Repubblica, che anticipa alcune parti del libro. Il cardinale, rimasto a Roma senza incarico, torna proprio sulla decisione del Papa argentino di togliergli la guida della congregazione per la Dottrina della fede nel 2017: “È stato un fulmine a ciel sereno“, afferma Müller.

Quindi le parole più dure contro l’entourage del pontefice: “Vi è una sorta di cerchio magico che gravita attorno a Santa Marta formato da persone che, a mio parere, non sono preparate dal punto di vista teologico“, dice il cardinale tedesco, secondo il quale “in Vaticano sembra che ormai le informazioni circolino in modo parallelo, da una parte sono attivi i canali istituzionali purtroppo sempre meno consultati dal Pontefice, e dall’altra quelli personali utilizzati persino per le nomine dei vescovi o dei cardinali“.

Da Müller arriva poi, e non poteva essere altrimenti, una posizione analoga a quella di monsignor Gänswein sulla stretta decisa da Papa Francesco sulla messa in latino ‘liberalizzata’ da Benedetto XVI. Il cardinale tedesco considera quella scelta “uno schiaffo” che “ha scavato fossati e ha causato dolore”.

Poi una delle accuse più infamanti nei confronti del pontefice argentino e su un tema a dir poco sensibile in Vaticano: la pedofilia. Müller accusa Francesco di fare favoritismi e cita a tal riguardo il caso del vescovo argentino Gustavo Zanchetta, condannato per abusi, che a suo avviso “fa discutere poiché ha potuto godere di uno status privilegiato in quanto amico del Papa“, e quello di don Mauro Inzoli, sacerdote vicino a Comunione e Liberazione, anch’egli condannato dal tribunale vaticano ma, secondo il tedesco, con una pena mitigata dopo che “un cardinale di curia andò a bussare a Santa Marta, chiedendo clemenza“.

Redazione

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