Due titolari di un negozio di parrucchieri a Padova si sono incatenati questa mattina in segno di protesta contro il nuovo decreto varato dal governo. Questa è solo una delle tante reazioni dei commercianti alle nuove misure anti contagio previste dal nuovo dpcm firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La diretta del premier sull’illustrazione dei nuovi provvedimenti ha scatenato infatti una serie di polemiche, sia per la poca chiarezza in alcuni punti ma soprattutto da parte dei proprietari di alcune attività commerciali come ad esempio parrucchieri, centri estetici, di benessere e in generale le attività che riguardano la cura della persona, che dovranno rispettare la chiusura fino all‘1 giugno. I due proprietari del salone di parrucchiere ‘La dolce vita’ di corso Milano, a Padova, si sono legati ai polsi e al corpo una catenella di quelle usate per le delimitazioni nelle file, facendo da portavoce a tutti i loro colleghi che si trovano nella loro stessa situazione.

LA PROTESTA – Agostino Da Villi e Stefano Torresin hanno spiegato i motivi della protesta: “Non possiamo rimanere chiusi ancora. Siamo pronti per aprire, rispetteremo le norme, ma non possiamo rimanere fermi”. I due titolari infatti si dicono “attrezzati per le misure di sicurezza” e lanciano un appello affinché vengano ascoltati dal governo. Secondo Da Villi, “noi parrucchieri siamo abituati a lavorare secondo le norme di igiene e abbiamo tutto il materiale per riprendere: visiere, camici, guanti, gel igienizzante. Conte vuole farmi credere che un locale di cento metri quadri con due lavoratori e due clienti è meno sicuro di un autobus con 20 persone?”. Anche Torresin è dello stesso avviso del suo socio e punta il dito contro il governo sul bonus da 600 euro, spingendo per riaprire il prima possibile: “Ogni mese abbiamo una spesa fissa di 20mila euro – ha spiegato il titolare – siamo due soci e abbiamo tre dipendenti, con le banche non c’è dialogo e non possiamo certo permetterci di fare altri debiti, i soldi dallo Stato non sono ancora arrivati, fino a ieri sera speravamo in una ripartenza a maggio, per la quale siamo già attrezzati, attendere fino a giugno è insostenibile, chiediamo alla Regione che volga lo sguardo a noi. Siamo disposti a fare turni, ma ora dobbiamo aprire”.

Su questo argomento si è espresso anche il presidente del Veneto Luca Zaia, dando la sua solidarietà ai lavoratori di questo settore: “Parrucchieri e barbieri hanno ragione da vendere a quintali. Non è possibile pensare a un’apertura e poi dire a loro da giugno. Che presupposto giuridico c’è? Bisogna rovesciare il ragionamento. Se tutto sarà blindato, gireremo nudi perché staremo sempre a casa. Una volta che abbiamo ‘scafandrato’ il cittadino con guanti e mascherine, può andare dappertutto o no?”, chiosa il Presidente.

 

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