Il disgelo atteso dal 2017
Turchia e Grecia riprendono il dialogo: le ragioni militari ed energetiche, perché Erdogan è andato ad Atene

Dopo un lungo periodo di tensione segnato da controversie e dispute territoriali. Turchia e Grecia provano a dialogare per la prima volta dal 2017.
I due alleati Nato sono in disaccordo da diversi decenni sulle delimitazioni dei confini aerei e marittimi nel Mar Egeo, sulla divisione di fatto dell’isola di Cipro in due entità separate, sulla gestione del flusso di migrazione che dalle coste turche si è riversata sulle isole greche dell’Egeo, sui diritti della minoranza musulmana che vive in Grecia e sulle esplorazioni dei fondali marini della Zona economica esclusiva contesa. Le recenti scoperte di petrolio e gas al largo delle coste di Egitto, Israele, Libano, Siria e Cipro hanno aggiunto una nuova dimensione ai vecchi conflitti mai risolti.
Turchia e Grecia, le ragioni del ritorno al dialogo
La disputa tra Grecia e Turchia per il controllo del Mar Egeo, la divisione di Cipro in due stati e la questione dei confini marittimi sono solo alcune delle contese ancora da dirimere nelle acque calde del Levante. Infatti, quasi tutti i paesi sulle rive del Mediterraneo orientale rivendicano Zone economiche esclusive (ZEE) per lo sfruttamento delle risorse dei fondali marini sottostanti fino a 200 miglia nautiche dalle loro coste: zone che si sovrappongono tra di loro.
Perché Turchia e Grecia sembrano aver deciso di congelare il conflitto e guardare al futuro? Uno dei motivi è certamente quello della richiesta di acquisizione di caccia che entrambi paesi hanno rivolto agli Usa.
Ankara chiede ad Atene che la lobby greca non blocchi più al Congresso americano il contratto per la vendita alla Turchia di 50 nuovi caccia F-16 necessari per sostituire la sua flotta aerea obsoleta.
Dal canto suo la Grecia spera che la Turchia non ponga ostacoli all’acquisto di caccia di quinta generazione Usa di cui ha fatto richiesta a Washington. Inoltre, il primo ministro greco Mitsotakis vorrebbe che si riveda l’accordo sui migranti firmato tra Unione europea e Turchia mirante a prevenire i flussi di migrazione irregolare verso l’Ue in uno spirito di condivisione degli oneri, applicando misure che portassero al rimpatrio in Turchia di tutti coloro che sono giunti in Grecia illegalmente e/o la cui domanda di asilo fosse giudicata inammissibile o infondata. Atene ritiene di essere stata penalizzata da questo accordo.
Erdogan e Mitsotakis e il “diritto del mare”
Erdogan e Mitsotakis hanno detto di aver sancito con la firma di questo accordo l’inizio di una nuova era calma e cooperativa tra Turchia e Grecia.
Resta aperta la controversia spinosa dei confini marittimi.
Ankara ritiene che la posizione massimalista di Atene nella definizione dei confini marittimi e della sua ZEE danneggi i propri diritti allo sfruttamento del fondale marino di sua pertinenza e quelli della parte nord di Cipro, cioè dei turco-ciprioti.
La Grecia, dal canto suo, contesta la legittimità delle attività delle navi turche di esplorazione e prospezione sulla propria piattaforma continentale, dove ritiene di aver diritti esclusivi sulle risorse energetiche del sottosuolo e a sua volta aveva schierato proprie navi da guerra nella zona.
Il diritto del mare rimanda la disputa all’arbitrato internazionale come previsto dal Trattato di Berna, ma dal 1987, cioè da quando è entrata nell’Unione europea, la Grecia si rifiuta di risolverla in questo modo perché non vuole perdere i diritti sul corridoio marittimo tra Creta e Cipro.
L’arbitrato avrebbe trovato comunque un compromesso e dunque certamente avrebbe consesso qualcosa alla Turchia. Ma la Grecia sembra non essere disposta a concedere alcunché.
Nella seconda parte della dichiarazione Erdoğan e Mitsotakis si sono impegnati a portare avanti l’agenda positiva, soprattutto in settori quali il commercio, l’economia, il turismo, i trasporti e energia, nell’ambito del piano d’azione comune. I due leader puntano ad aumentare il volume degli scambi da 5 a 10 miliardi di dollari.
Mitsotakis intanto in segno di buona volontà ha annunciato che il suo governo fornirà un’esenzione dal visto per 7 giorni ai cittadini turchi che visiteranno 10 isole greche.
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