Il 17 maggio si celebra in tutto il mondo la IDAHOBIT, ovvero l’International Day Against Homophobia, Biphobia, Transphobia. Che in italiano sarebbe la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. L’appuntamento è riconosciuto in 130 Paesi al mondo. Lo slogan è: “Our Bodies, Our Lives, Our Rights”. Si commemora la data in cui, nel 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) eliminava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie.

La giornata è nata per l’iniziativa di Louis-Georges Tin, scrittore e attivista LGBTQI+ curatore del Dictionnarie de l’homophobie, per sensibilizzare sul tema delle violenze e delle discriminazioni subite dalla comunità LGBTQI+ in tutto il mondo. La commemorazione è stata istituita nel 2004 dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia. La Risoluzione del Parlamento europeo sull’omofobia in Europa è stata adottata invece nel 2007. All’articolo 8 si legge l’invito a “tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni”.

La giornata si celebra in Italia dal 2008. Il 17 maggio di quell’anno Marcella di Folco fu ricevuta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Folco era stata la prima donna transgender al mondo a ricoprire una carica pubblica – era stata eletta al consiglio comunale di Bologna. Da quel giorno il Capo dello Stato riceve puntualmente rappresentanti di associazioni LGBTQAI+ e tiene un discorso sul tema.

Il messaggio del Presidente Mattarella

“Questa Giornata internazionale chiede l’attenzione sulle violazioni alla dignità della persona motivate con orientamenti sessuali diversi dal proprio. Occorre educare a una cultura della non discriminazione, per costruire una comunità che metta al bando ogni forma di prevaricazione radicata nel rifiuto delle differenze. Il rispetto dei diritti di ogni persona, l’uguaglianza fra tutti i cittadini, sancita dalla nostra Costituzione e dagli ordinamenti internazionali che abbiamo fatto nostri, non sono derogabili”, ha dichiarato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della giornata.

“Solidarietà e responsabilità sono alla base della nostra comune convivenza. Solo la comprensione reciproca può portare alla piena accettazione di tutto ciò che è ‘altro’ da sé e al riconoscimento di ciascuna individualità. Il messaggio di questa giornata è l’invito a rinnovare l’impegno al rispetto dell’altro e delle sue scelte: elementi alla base del vivere collettivo”.

La polemica sulla circolare

Come di consueto il ministero dell’Istruzione ha inviato una circolare alle scuole in cui si invitavano “i docenti e le scuole di ogni grado, nell’ambito della propria autonomia didattica ed organizzativa, a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nell’ambito dei principi nazionali e internazionali sopra citati. Per l’alto valore dell’iniziativa, si prega di assicurare un’ampia e tempestiva diffusione della presente nota presso tutte le istituzioni scolastiche”.

La comunicazione di rito ha scatenato le puntuali e grottesche polemiche di Fratelli d’Italia e del sottosegretario della Lega Rossano Sasso. La protesta chiedeva il ritiro della circolare e minacciava un’interrogazione parlamentare. L’accusa è riassumibile nella solita “propaganda di genere” – qualsiasi cosa voglia dire – da parte di “attivisti Lgbt ideologizzati” e di voler “spalancare le porte delle scuole all’ideologia gender”. Il ministero non ha ritirato la circolare.

Secondo i numeri di Gay Center in Italia nell’ultimo anno si sono registrati 50 casi di discriminazione e violenza al giorno. Dato in aumento nell’ultimo anno di circa il 9%. Secondo la rilevazione Istat-Unar sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBTQI+ nel biennio 2020-2021 sono soprattutto gli uomini omosessuali a essere vittime di offese e aggressioni fisiche sul posto di lavoro mentre fuori dal mondo professionale sono le donne a subire più episodi. Calunnie, derisioni, offese: il 21,5% delle donne omosessuali e bisessuali ha dichiarato di aver vissuto un clima ostile sul posto di lavoro a fronte del 20,4% degli uomini. Principalmente nelle regioni del Sud Italia, 22,6%. Spesso le aggressioni e le discriminazioni non vengono raccontate o denunciate dalle vittime. Oltre il 68,2% dei partecipanti alla rilevazione dice di aver evitato di scambiarsi effusioni con il partner in pubblico per paura di essere aggredito, minacciato o molestato. A temere rimostranze sono più che altro gli uomini (69,7%), ma anche per le donne la percentuale rimane elevata (65,0%).

L’Italia non ha una legge ad hoc per punire la violenza contro l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Il ddl Zan è stato bloccato in Senato lo scorso ottobre con il metodo della tagliola. Il senatore firmatario della legge ha annunciato che il disegno sarà ripresentato a Palazzo Madama così come approvato alla Camera. E quindi senza modifica, anche con il discusso articolo 7, quello relativo all’“Istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia” con attività nelle scuole e in altre amministrazioni pubbliche.

Nel Mondo

Il rapporto Ilga World (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association) riferito a fine 2020 riportava che ancora 69 Stati membri delle Nazioni Unite continuano a criminalizzare atti sessuali omosessuali consensuali tra adulti. 31 Paesi in Africa e 21 in Asia. In 6 Stati membri delle Nazioni Unite, la pena di morte è la pena legalmente prescritta per atti sessuali omosessuali consensuali: Brunei, Iran, Mauritania, Nigeria (solo 12 Stati del nord), Arabia Saudita e Yemen. Mancano prove certe sulla pena capitali per altri cinque Stati: Afghanistan, Pakistan, Qatar, Somalia ed Emirati Arabi Uniti.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.