La legge Zan è una proposta di norma contro l’omotransfobia e la misoginia. Punta a estendere le norme di tutela attualmente in vigore per le etnie e l’orientamento religioso previste dalla legge Mancino del 1993 anche all’orientamento sessuale. Propone infatti di punire con aggravante chi commette violenza o incita a commettere violenza nei confronti di un’altra persona sulla base dell’orientamento sessuale. La proposta prende il nome del deputato del Pd Alessandro Zan che ha presentato il disegno di legge avviandone così il tortuoso iter legislativo.

Il testo si propone di contrastare le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale, identità di genere e disabilità, per porre un freno ai numerosi episodi di violenza che sempre più accendono le cronache. Amplia l’ambito di applicazione dei delitti contro l’eguaglianza previsti dal Codice penale agli articoli 604 bis e 604 ter, aggiungendo al novero delle fattispecie condannate i comportamenti discriminatori contro disabili, omosessuali, transessuali, e qualsiasi altro atto persecutorio motivato dall’orientamento sessuale.

È una legge che non solo tutela i diritti della comunità LGBT ma punisce anche il sessismo e la misoginia. Le donne sono infatti le più colpite da episodi di discriminazione, violenza, emarginazione e demansionamento sul lavoro.

Le misure e le pene proposte nella legge Zan

Il testo prevede praticamente un’aggiunta all’articolo 604 bis che punisce le discriminazioni razziali, etniche, nazionali e religiose, aggiungendo le condotte discriminatorie fondate su “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”.

Le misure consistono nella reclusione fino ad 1 anno e 6 mesi o la multa fino a 6.000 euro per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione nei confronti delle categorie indicate. Poi la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi discriminatori. E infine la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chiunque partecipa o presta assistenza ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza verso le categorie discriminate.
Invece la modifica all’articolo 604 ter prevede una circostanza aggravante – quindi una pena più severa – per i reati commessi con finalità discriminatoria, odio etnico-razziale, religioso o per agevolare organizzazioni, gruppi, movimenti fondati su principi discriminatori. Per questi soggetti la pena è aumentata fino alla metà.

A che punto è la legge Zan

Il disegno di legge è stato approvato alla Camera a novembre. Ma da allora è ferma per l’approvazione in senato. Per questo motivo è partita la mobilitazione di attivisti e personaggi del mondo dello spettacolo che chiedono a gran voce che si riprenda l’iter legislativo per l’approvazione della legge che reputano fondamentale. Ma parte del governo ha ritenuto non prioritaria la discussione sulla legge Zan. A chiedere da tempo la sua discussione Pd, M5s, Leu e Italia Viva mentre tutto il centrodestra si è sempre espresso contrario.

Poi finalmente è stato calendarizzato in senato. Ma le polemiche non sono finite: sarà proprio il presidente della commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, il relatore del provvedimento. Una mossa, quella di autonominarsi relatore, definita da Zan “l’ennesima forzatura di chi vuole affossare una legge voluta dalla maggioranza del #Senato. Ancora una volta dimostra di gestire la Commissione Giustizia come fosse di sua proprietà. Le istituzioni si rispettano”.

Ostellari in quanto presidente della commissione ha la funzione di relatore di ogni disegno di legge. Si tratta di una facoltà che in realtà potrebbe essere delegata ad altri commissari: “Poiché sono stato confermato presidente, grazie al voto della maggioranza dei componenti della commissione, per garantire chi è favorevole al ddl e chi non lo è, tratterrò questa delega”, ha spiegato Ostallari che è lo stesso senatore che pochi giorni fa, in una intervista a Radio 24 al programma ‘La Zanzara’, disse che “dire frocio a un gay non è sempre offensivo, dipende dal contesto”.

La posizione della Cei sulla legge Zan

Dopo la notizia della calendarizzazione sono arrivate le parole della Cei, che attraverso la sua presidenza auspica che “anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale”. “La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi lunedì 26 aprile, coerentemente a quanto già espresso nel comunicato del 10 giugno 2020, nel quadro della visione cristiana della persona umana, ribadisce il sostegno a ogni sforzo teso al riconoscimento dell’originalità di ogni essere umano e del primato della sua coscienza. Tuttavia, una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna”, si legge nella nota della Conferenza Episcopale.

“In questi mesi sono affiorati diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali. È necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative”, spiega ancora la Cei che poi aggiunge: “Auspichiamo che si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.