Il deputato del Partito Democratico Alessandro Zan ha annunciato che ripresenterà il ddl contro l’omotransfobia che porta il suo nome mercoledì prossimo in Senato. Proprio lì, a Palazzo Madama, dov’era stato bocciato appena sei mesi fa dopo il via libera alla Camera. “La legge contro i crimini d’odio è stata bloccata al Senato il 27 ottobre scorso. L’ultima immagine è quella dell’applauso sgangherato e violento delle destre, da ultrà dello stadio, che ha fatto il giro del mondo, facendoci quasi vergognare di essere italiani. Ma il 27 aprile, mercoledì prossimo, scade l’embargo di sei mesi previsto a Palazzo Madama dopo la tagliola”, ha dichiarato il parlamentare in un’intervista a Repubblica.

Il Ddl è stato uno degli argomenti principali di dibattito politico e civile del 2021. Un disegno di legge per “la prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. Era stato approvato alla Camera il 4 novembre 2020. Accorpava più progetti di legge e integrava la Legge Mancino del 1993 contro le discriminazioni e le violenze per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Non introduceva pene nuove ma ampliava quelle già esistenti.

A bloccare il ddl Zan era stata la cosiddetta “tagliola”, una richiesta di “non passaggio all’esame degli articoli”. La tagliola, votata a scrutinio segreto, ha fatto ipotizzare l’intervento di diversi “franchi tiratori” tra le forze politiche che avrebbero dovuto sostenere il ddl. Si sono scatenate accuse incrociate. La bocciatura imponeva sei mesi di embargo prima di poter ridiscutere di nuovo la legge. Sul ddl era intervenuto anche il Vaticano con una nota formale che chiedeva al governo di modificare il testo e che aveva fatto molto discutere. Il disegno era diventato anche argomento da influencer e partecipatissime manifestazioni di piazza. È stato affossato da 154 voti favorevoli alla tagliola. Che la legge fosse a rischio si era  capito da un voto preliminare in Senato a scrutinio palese, la scorsa estate: era passata per un solo voto.

Zan ha assicurato comunque che sarà presentato lo stesso testo che aveva avuto l’ok alla Camera, “perché è quello che aveva avuto il via libera alla Camera a larga maggioranza, voluto da Pd, M5Stelle, Leu e anche da Italia Viva e da una parte di Forza Italia”. E perché la situazione politica di oggi “è diversa”, molto cambiata rispetto a sei mesi fa. Ha negato rigidità sul testo da parte sua e del Pd. “Non abbiamo però accettato che fosse tolta dal testo l’identità di genere che, secondo la stessa Corte costituzionale, è un diritto inviolabile delle persone. Togliere quel principio avrebbe avuto come effetto la discriminazione nei confronti delle persone transgender, e il ddl sarebbe risultato palesemente incostituzionale. Però ci sono possibilità di mediazione su altri articoli. Se c’è la volontà di portare a casa una legge, gli spazi di compromesso ci sono”. Previste manifestazioni il 14, il 21 e il 28 maggio a Milano, Palermo e Padova.

Che cos’è il ddl Zan

Il ddl presentava dieci articoli. Il primo definiva i termini per descrivere le categorie oggetto del disegno. La novità stava nell’identità di genere, che indica “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. La nozione non interveniva la legge sul cambio di genere del 1982 che prevede la modifica del sesso all’anagrafe solo dopo un lungo processo.

Il secondo articolo aggiornava l’articolo 604-bis del codice pensale e punisce con reclusione da un anno a sei mesi e multa da seimila euro “chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” e con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi “istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Lo stesso articolo vietava l’organizzazione di movimenti volti alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Il Ddl Zan integrava l’articolo con motivi “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”.

Il Ddl puniva l’istigazione e non la propaganda. L’istigazione è considerata un “reato di pericolo concreto”. L’articolo 4 riguarda la libertà di espressione ed è definito la “clausola salva-idee”: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. L’articolo 5 si coordinava con la legge Mancino, applicava le norme previste per le “vittime particolarmente vulnerabili”. L’articolo 7 istituiva la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.

L’articolo 8 del Ddl Zan stabiliva altri compiti all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. L’articolo 9 chiariva chi può usufruire delle case accoglienza o dei centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere; centri già istituiti dal decreto legge 34 del 2020, poi convertito in legge, finalizzati a proteggere e sostenere le vittime lgbt+ di violenza, anche domestica. E quindi gli adolescenti malmenati perché gay, lesbiche, bisessuali o transgender oppure coloro che per gli stessi motivi vengono allontanati o minacciati dalla famiglia. L’articolo 10 affidava all’Istituto nazionale di statistica e all’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori di raccogliere dati sulle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.