Luca Morisi, stratega delle campagne social di Matteo Salvini, è indagato dalla Procura di Verona per cessione di stupefacenti. Non vi sarebbero dunque “problemi familiari” ad aver indotto alle dimissioni dalla segreteria nazionale della Lega il guru dei social, ma una indagine penale a suo carico. Morisi, mantovano, ex docente dell’università di Verona, è stato indagato dalla Procura della città scaligera – pm titolare è Stefano Aresu – per cessione e detenzione di sostanze stupefacenti. Tutto sarebbe iniziato lo scorso agosto quando i carabinieri di Belfiore, località fuori Verona, fermano alcuni giovani con un flacone di una sostanza che i militari ritengono possa essere droga. Uno dei ragazzi sostiene di averla avuta da Luca Morisi che ha una proprietà in un cascinale ristrutturato in paese.

Scattano quindi le indagini per appurare se la sostanza trovata è droga e scatta anche la perquisizione a casa dello stesso Morisi dove viene rinvenuta anche della cocaina in quantità definibili «per uso personale». Da qui l’intervento della procura veronese con un fascicolo aperto dalla procuratrice capo Angela Barbaglio. Morisi, che nei giorni scorsi aveva lasciato in fretta e furia l’incarico di capo comunicazione della Lega, chiede scusa mentre divampa una polemica politica mai tanto social come questa. La Rete fa, la Rete distrugge, impazzano gli sfottò e il sarcasmo pervade anche l’interlocuzione politica. La ministra delle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, critica lo stile aggressivo della propaganda di Morisi e attacca: “Chi citofonerà a casa di Salvini? Scagli la prima pietra chi è senza peccato. La fragilità è parte dell’essere umano – sottolinea l’esponente del Movimento 5 Stelle – il perbenismo e gli insulti da bar sport invece ci impediscono di affrontare i problemi reali di questo Paese”.

“Morisi dovrebbe firmare per il referendum sulla cannabis” ironizza Elio Vito, il forzista che quel referendum l’ha firmato. E Mattia Santori, leader delle Sardine in campagna elettorale per un seggio al Comune di Bologna, va a pranzo a casa di Romano Prodi e quando esce spiega ai giornalisti che “Morisi è moralmente già colpevole”.
Il leader del Carroccio difende il collaboratore con cui ha condiviso gioie e dolori degli ultimi dieci anni, e forse anche più di qualche segreto: “Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Amicizia e lealtà per me sono la vita”. Conclude Salvini: “Ti voglio bene amico mio, su di me potrai contare. Sempre”. L’impasse è palpabile.

Mentre il centrodestra si astiene da ogni commento, non si fa pregare il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, duro: “Morisi è il simbolo della doppia morale della destra italiana che oggi addirittura perdona la Bestia, quella stessa Bestia che metteva sul patibolo dei social migranti, ‘drogati’ ed emarginati, evitiamo parole di buonismo perché la pericolosa ipocrisia della destra va contrastata senza alcuna esitazione ad esempio sostenendo il referendum sulla cannabis” conclude Bonelli. Matteo Renzi non lesina l’accusa alla Bestia di aver “sparso odio contro di noi”, ma fa prevalere il buon senso: “Oggi Morisi è in difficoltà per vicende private e giudiziarie, si è dimesso dalla dirigenza della Lega e ha chiesto rispetto per le proprie questioni personali. Invito tutti a mostrarsi per quello che siamo: diversi da chi sparge odio sui social. Non faremo a Morisi quello che la Bestia ha fatto a noi in vicende molto meno serie. Noi siamo orgogliosamente rispettosi della persona umana e della civiltà della politica”.

Da una vicenda tanto paradossale quanto morbosa non potevano rimanere fuori gli influencer. Fedez è caustico: “Questa è la storia di un eroe contemporaneo, un uomo che ha sacrificato la sua intera vita a contrastare la piaga sociale delle droghe, un uomo che andava in giro a citofonare a casa della gente dicendo ‘scusi lei spaccia?’ o che commentava la sentenza sulla morte di Stefano Cucchi dicendo ‘la droga fa male’. Oggi scopre di avere avuto al suo fianco un drogato, ma che magicamente non diventa ‘un drogato’, uno di quelli tipo scarto della società, no, diventa un amico da aiutare a rialzarsi”. E invoca un naso rosso da pagliaccio da regalare a Salvini. Interviene saggiamente perfino Lapo Elkann che twitta: “Una volta Salvini per attaccarmi disse che facevo ‘dichiarazioni stupefacenti’ e poi venni travolto sui social. Mi piacerebbe che oggi non accadesse a lui ed i suoi collaboratori lo stesso. L’odio genera odio. Nessuno di noi è Maestro, siamo tutti peccatori”.

Lo sostiene anche Pina Picierno, Pd: “A Luca Morisi auguro di dimostrare la sua estraneità alla vicenda, di risolvere i suoi problemi personali e di uscirne migliore di prima. Per me fare politica significa provare a migliorare il pezzetto di mondo in cui viviamo ed il mio auspicio è che tutti possano comprendere, Lega in primis, che l’odio sui social è come un boomerang che prima o poi torna indietro e che lascia macerie difficili da ricostruire”. Difficile dire se la vicenda avrà un impatto forte sul voto, ma certo atterra sulla cabina di regia della Lega in un momento delicato e crea un certo caos anche nell’organizzazione e naturalmente, tra gli addetti alla comunicazione di Salvini. A Torino, dove la campagna elettorale si è giocata sulle battaglie contro la droga ai Murazzi, si è deciso che il comizio di chiusura lo terrà il solo Giorgetti.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.