«No all’antisemitismo, no al terrorismo». È questo il coro che si è innalzato da Piazza del Popolo a Roma, dove migliaia di persone martedì 5 dicembre hanno preso parte alla manifestazione della Comunità ebraica romana e dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane in seguito alle atrocità commesse da Hamas ai danni di Israele. Una piazza trasversale, dai più giovani agli anziani, a testimoniare quanto sia importante far sentire la propria voce di fronte alla pericolosa onda dell’antisemitismo che sta rialzando la testa in Europa. Svastiche sui muri, pietre di inciampo vandalizzate, bandiere israeliane strappate e bruciate: non si tratta di casi isolati ma di allarmi che si inseriscono in un quadro che da troppo tempo desta preoccupazione. Democrazia e libertà sono i pilastri di una società sana, motivo per cui Il Riformista ha deciso convintamente di aderire alla manifestazione.

La riflessione della Comunità ebraica

Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, ha invitato a una riflessione tanto semplice quanto fondamentale: l’antisemitismo non è da intendere come un aspetto che interessa esclusivamente gli ebrei, visto che – infrangendo le fondamenta della nostra civiltà – tira in ballo il futuro di tutti. Non a caso le pietre di inciampo profanate e le stelle di David equiparate alle svastiche naziste vanno in una direzione ben precisa: negare agli ebrei il diritto all’esistenza e dileggiare la società democratica. Fadlun ha posto l’attenzione sul fatto che il massacro messo in atto da Hamas «ha resuscitato l’antisemitismo che era latente in Europa». L’equidistanza è un elemento che fin da subito ha messo il bastone tra le ruote alla piena consapevolezza del problema. Nessuna difesa del territorio, nessuno scudo a favore di un popolo: è terrorismo spacciato per resistenza. Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, non ha usato mezzi termini: «C’è la volontà di portare a pieno e a fondo un piano di sterminio». Una certezza deve essere ben salda: se davvero si vuole salvare il popolo palestinese bisogna liberarlo dalla morsa del terrorismo. Altre sfumature e posizioni sbiadite suonano come ambiguità: non si può balbettare. Ha assunto grande rilevanza anche l’appello promosso da Sara Levi Sacerdotti della Comunità ebraica di Torino rivolto alle associazioni femministe alla luce dei crimini diretti specificamente contro le donne, violentate ed esposte nude come trofei: «Che credibilità ha un’associazione femminista se non riconosce come fattor comune indiscutibile e univoco un femminicidio di massa, forse il peggiore degli ultimi tempi?».

I messaggi del mondo politico in piazza

Sul palco Ignazio La Russa ha ribadito a gran voce il diritto di Israele alla sua esistenza, auspicando giustizia per quanto accaduto il 7 ottobre e incrociando le dita per il futuro degli ostaggi nelle mani di Hamas. Quanto alla pace (un concetto dietro cui spesso ci si nasconde per non uscire del tutto allo scoperto o per pronunciare la solita retorica del «sì, ma»), il presidente del Senato ha fatto notare che è sacrosanta ma che deve tenere in considerazione un aspetto imprescindibile: «Finché c’è qualcuno che dice non due Paesi e due popoli ma che Israele non ha diritto all’esistenza, allora la pace non sarà possibile». Assente la senatrice a vita Liliana Segre, che però ha affidato una lettera che è stata poi letta sul palco ai presenti: il suo pensiero è andato al popolo di Israele e ai palestinesi innocenti, «entrambi intrappolati nella catena delle violenze e dei rancori». Persone braccate, uccise, chiamate a discolparsi, indotte a nascondersi. Il tutto solo perché ebree. Un epilogo che sembrava appartenere al passato più buio della storia ma che, in seguito alla mattanza terroristica di Hamas, torna prepotentemente e tristemente attuale. «I magazzini dell’odio, che pensavamo si fossero quasi svuotati (anche se mai del tutto) nei decenni, si sono conservati e rinnovati, sempre pronti a distribuire la loro merce tossica a buon mercato», ha scritto Segre. Presente Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture, che rivolgendosi alla piazza ha esclamato più volte: «Lunga vita a Israele». Il vicepremier Antonio Tajani ha additato Hamas come unico responsabile di quanto sta accadendo in Medio Oriente: «Chi se la prende con un neonato, una donna o un anziano non è un eroe ma un vigliacco».

All’evento si è registrata la trasversale adesione della politica, che senza distinzioni ideologiche ha preso parte alla manifestazione. Maria Elena Boschi di Italia Viva ha lanciato un monito chiaro: «O i diritti delle donne sono per tutti o non lo sono per nessuno». Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, ha invitato a mantenere alta l’attenzione perché la Capitale «ha conosciuto la barbarie dell’antisemitismo». Presenti anche le delegazioni di Partito democratico e Movimento 5 Stelle.