In Pier Silvio Berlusconi risuona l’eco della voce del padre. Secondo qualcuno, anche il carisma, al netto dell’esperienza accuratamente rimasta al di fuori della politica. Ieri l’Amministratore delegato di Mediaset (MFE-MediaForEurope) ha riunito dipendenti, dirigenti e giornalisti a Cologno Monzese per un saluto pre-natalizio solenne. Celebrando i risultati del gruppo, ha colto l’occasione per qualche incursione in campo politico che merita qualche sottolineatura. Certo, il dato di partenza è quello aziendale: Pier Silvio Berlusconi ha spiegato che guardando «gli utili sono raddoppiati, da 454 milioni tra il 2016 e il 2019 a oltre un miliardo tra il 2021 e il 2024. Siamo un caso unico a livello internazionale, sono numeri importanti perché remuneriamo i nostri azionisti e gli utili sono la prima garanzia per investire nel futuro e noi siamo pronti. MFE è il primo broadcaster europeo, l’unico con una storia concreta di crescita e poi aggiungo che siamo una azienda italiana».

Sull’italianità, tasto caro alla politica, Berlusconi ha tenuto a ribadire più volte come la storia dell’azienda nata per intuizione di Silvio nel 1993 sia rimasta una eccellenza saldamente tricolore. E poi ha aggiunto, entrando nel merito dei temi di attualità, che «da italiano, vorrei continuare a guardare Sanremo sulla Rai». Un elemento, questo, non privo di connotazione politica: il punto di vista «italiano» qui diventa tutto politico. Uscendo dal ruolo dell’uomo di azienda, Piersilvio inizia a incarnare quello super partes di chi tutela la cultura popolare e le tradizioni di consumo, spettacolo in primis, degli italiani. Assumendo un angolo di visuale diverso da quello di Cologno Monzese, il secondogenito di Silvio Berlusconi si proietta per un attimo in una veste diversa. Guarda alla politica sempre a debita distanza, certo. Ma rimane il detentore di un potere diretto, su Forza Italia, non solo in termini finanziari.

«Alla famiglia Berlusconi chiediamo consigli», confida il portavoce azzurro, Raffaele Nevi. Ma niente di più. Di scendere in campo, da parte di Piersilvio, non se ne parla. Tuttavia andrebbe esaminata la differenza tra fare il front-runner e avere una sensibilità pubblica, una vision. Potrebbe non fare politica direttamente ma ha le sue idee. E, fuor di dubbio, quelle sue idee vanno qua e là oltre le posizioni di Forza Italia in termini di attenzione ai diritti, libertà, riforme.

Se oggi Piersilvio non entra nell’agone è perché deve consolidare il suo successo alla guida del gruppo. E lo sta facendo. Paolo Liguori, a lungo direttore dell’informazione nel gruppo Mediaset, prima con Studio Aperto, poi con TgCom24, lo conferma: «Il suo è stato un discorso rivolto all’azienda. La sua è una solida gestione, più che una vision politica ha parlato con una vision chiara sull’azienda, con un imprinting aziendale. Ha detto che il governo Meloni sta lavorando bene e che lui non farà politica. Quello che possiamo dire oggi è che per Mediaset è stato un anno eccezionale». Tanto da consentirgli anche di puntare ad esperienze più ambiziose, se nel futuro l’evoluzione del quadro politico dovesse richiederlo.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.