Dagli italiani chiusi in casa, al massimo ai balconi, a panificare e impastare perfino il pane, durante il lockdown, alla pizza pronta, condita e incartonata in poco più di tre minuti da un distributore automatico. “Di surgelato c’è solo il prezzo!”, rivendica sul sito ufficiale Mr. Go, il brand che ha installato il primo macchinario a Roma, in via Catania, zona Piazza Bologna. Un distributore h24 in una zona abitata da universitari, in tempo di pandemia, con tutte le restrizioni del caso, certo, ma potenzialmente strategico. È scoppiata la polemica, naturalmente.

Che agli italiani toccagli tutto ma non il cibo. E la pizza. Non si vedeva dai tempi della margherita di Cracco nel locale nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano un assembramento di pareri tale, una bufera del genere sul piatto italiano più internazionale per eccellenza. C’è chi promuove il macchinario, entusiasta. Chi dice si tratti di una specie di piadina. Chi boccia senza appello l’esperimento. Mr. Go (sede legale a Roma) si propone di estendersi anche ad altre città con il suo progetto di distributori di cibo. E rivendica: “La pizza che esce dal nostro distributore è cucinata con ingredienti di ottima qualità, scelti con cura e attenzione per la resa migliore possibile da offrire al cliente”. I prodotti e i fornitori sono puntualmente indicati sul sito ufficiale.

Food tech, smart food, più fast del fast food insomma. Ma come funziona? Menù: margherita, diavola, pancetta e quattro formaggi. Prezzi dai 4 euro e 50 (per la margherita) ai 6 euro (per la quattro formaggi). Si sceglie, si paga, poi fa tutto il macchinario, automaticamente. I panetti da 160 grammi, l’impasto pressato fino a diventare un disco, il pomodoro e il formaggio stesi, i condimenti, la cottura a 380 gradi e la consegna in un cartone come quelli da pizza da asporto. Tre minuti, circa. Tutto sviluppato da una start up che ha brevettato il macchinario sotto il marchio Let’s Pizza con la partecipazione del Cibo Labs di Bolzano.

L’aspetto  – i commenti soprattutto sulla pagina Facebook di Mr. Go – che viene sottolineato da molti: il risultato è più simile a una piadina condita che a una pizza. Fa la differenza la lievitazione, ovviamente. O meglio, la mancata lievitazione. Stesse osservazioni da parte del blogger di Il mio viaggio a Napoli che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video con tutto il processo e quindi l’assaggio. Mr. Go risponde così ai dubbi e alle critiche: “Il mix di farine utilizzato contiene una piccolissima quantità di agente lievitante e zucchero che attivano il processo di lievitazione durante la fase di cottura”.

Alcuni fanno notare come l’esperimento possa diventare una minaccia per le pizzerie e le attività di ristorazione. Non manca chi si esprime in maniera entusiasta nei confronti della pizza automatica. “La pizza di qualità, però, è altra cosa”, sentenzia il Gambero Rosso. Le prime notizie della pizza tonda arrivano da Napoli, a partire dagli inizi del XVIII secolo. Dal 2017 l’Arte del Piazzaiuolo Napoletano è un Bene Protetto dall’UNESCO.

Avatar photo

Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.