Non era a Genova come il suo predecessore il presidente del Consiglio Mario Draghi, ma le sue parole, arrivate nel pomeriggio al termine delle celebrazioni, suonano ugualmente forti e chiare per la città, nel giorno in cui ricorrono i 3 anni dal crollo del ponte Morandi. E scacciano dubbi e timori di una vigilia che per la prima volta dal 2018 non ha visto arrivare a Genova le più alte cariche dello Stato nel giorno del ricordo delle vittime del disastro.

“Voglio riaffermare l’impegno del Governo affinché non si verifichino mai più eventi così tragici e dolorosi – ha detto il premier -. A Genova, lo Stato ha tradito la fiducia che i cittadini ripongono nei confronti delle istituzioni. Con il Ponte Morandi sono crollate le fondamenta del vivere civile, che è alla base della nostra comunità. Non accada più”. Un auspicio condiviso dai due ministri arrivati per le commemorazioni a rappresentare il governo, il titolare alle infrastrutture Enrico Giovannini e il ministro della Giustizia Marta Cartabia. Ognuno per il suo settore impegnati sui fronti rispettivamente della garanzia della sicurezza delle infrastrutture e su quello legato ai tempi della Giustizia, i due nodi ancora da dipanare nel dopo ponte Morandi.

Chi ha gestito incautamente queste infrastrutture – ha detto nel corso della cerimonia la portavoce del Comitato in ricordo delle vittime del Ponte Morandi di Genova, Egle Possetti, che nel crollo ha perso la sorella, il marito della donna e due nipoti – dovrebbe essere con le spalle al muro perché da quel giorno il vaso di Pandora si è aperto sulla miseria di un sistema senza dignità e senza umanità”. E proprio dai familiari erano trapelati dubbi e timori sulle ripercussioni della riforma della Giustizia riferiti al tema della prescrizione, in vista del processo che che si aprirà dall’autunno in avanti, dopo l’udienza preliminare, sulle responsabilità legate al crollo.

Timori che in parte si sono allentati dopo l‘incontro di oggi tra i parenti delle 43 vittime e il ministro Cartabia al termine della mattinata istituzionale. “Ho spiegato loro le quattro grandi ragioni per cui non c’è da temere che processi come quello del Ponte Morandi e altri possano svanire”, ha detto la titolare della Giustizia. Rassicurazioni ribadite a margine anche da Francesco Cozzi, l’ex capo della procura di Genova che indaga sul disastro. “Sono convinto che non ci sarà nessuna prescrizione, salvo per i reati di minore importanza – ha spiegato- che sono stati doverosamente contestati, come l’omissione di atti d’ufficio per cui i tempi di prescrizione sono molto brevi. Però per i reati più gravi come l’omicidio colposo o il disastro, i termini di prescrizione sono molto avanti e credo che i giudici sapranno giudicare in tempi ragionevoli”.

Genova lavora unita e chiede al governo di non dimenticare anche la sicurezza legata alle infrastrutture, il tema più volte sottolineato invece dalle autorità locali. Su questo fronte il ministro Giovannini ha ribadito l’impegno del governo e aperto alla possibilità di tavoli con Regioni e Comuni per programmare “la nuova stagione di investimenti che si sta aprendo grazie al Next generation Eu”, ha spiegato, e che “sarà diretta anche all’adeguamento del patrimonio infrastrutturale esistente”. (Fonte:LaPresse)

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