Giorgia Meloni “fa benissimo” a tentare una riforma costituzionale. Parola di Matteo Renzi che in una intervista a “La Stampa” annuncia pieno appoggio da parte del suo partito, Italia Viva. “Io dico alla Meloni: vai avanti, noi sul premierato ci stiamo anche se non ci stanno gli altri e saremo corretti con voi a differenza di quanto fece la destra con le nostre riforme” sottolinea l’ex premier che sette anni fa, dopo il flop della sua riforma costituzionale bocciata dal referendum, lasciò l’incarico.

Renzi spiega la sua idea di premierato che non andrebbe a indebolire i poteri del Capo dello Stato Sergio Mattarella: “La verità è che oggi i poteri del Quirinale sulla carta sono infiniti. Viviamo già in una situazione di semipresidenzialismo potenziale. La controfirma è un obbligo costituzionale praticamente su tutto. Ricordo con affetto Giorgio Napolitano che mi diceva come l’unico atto che il premier non dovesse controfirmare fossero le dimissioni del presidente della Repubblica. Mentre il Quirinale controfirma anche le dimissioni del capo del governo. Nominare e revocare i ministri è il minimo sindacale di qualsiasi riforma che dia piu’ poteri all’inquilino di Palazzo Chigi”, ha concluso Renzi.

“Io sono coerente con la mia storia”, convinto che un premier eletto “non delegittima assolutamente il presidente della Repubblica”. La proposta che Italia Viva avanza da tempo è semplice: “Sindaco d’Italia e superamento del bicameralismo“. Dunque fa bene la premier a tentare la riforma della Costituzione nonostante “ci sono anche altre priorità, a cominciare dal taglio delle tasse, dove la tanto sbandierata rivoluzione della Meloni si è tradotta in un taglietto insignificante”.

Per Renzi, tuttavia, “le riforme costituzionali servono. Noi lo dicevamo quando eravamo al governo, lo diciamo quando siamo all’opposizione”. Quando gli viene fatto notare che il dibattito sulle riforme riemerge quando c’è uno stallo su cose importanti, il leader di Italia Viva replica bacchettando l’Esecutivo: “Preferisco discutere del bicameralismo anziché dei rave party, dell’elezione diretta del premier anziché del Pos. Di cose importanti, in questi primi mesi di legislatura, ne abbiamo viste poche. Ben venga una sana riflessione sul futuro delle istituzioni e apprezzo che la presidente del Consiglio abbia assunto una iniziativa anche personale”.

Renzi è favorevole all’elezione diretta del premier perché “la democrazia è in crisi, ovunque. Se non stabiliamo un rapporto diretto tra cittadino e politico, continuiamo ad allargare il gap di rappresentanza. Pensate a Conte: prima di essere nominato premier, non aveva mai fatto neanche il consigliere di facoltà. Però il sistema gli ha permesso di guidare il Paese in uno dei momenti più importanti della storia repubblicana. Io che pure ho fatto primarie su primarie, sono stato eletto presidente della provincia e poi sindaco, avevo avuto il voto di milioni di persone e sono entrato a Palazzo Chigi da non parlamentare. Bisogna far sì che il capo del governo sia scelto dai cittadini”.

Infine ritorna sulle riforme costituzionali che gli costarono la leadership del Governo: “Ho perso Palazzo Chigi per fare le riforme. Avevo la maggioranza dei voti in Aula, ricevevo la fiducia, il Paese tornava a crescere grazie alle nostre scelte. Mi sono dimesso perché ho sempre detto che le riforme costituzionali erano uno strumento fondamentale per la nostra democrazia. Non faremo alla destra ciò che la destra ha fatto a me. Allora, pur di mandarmi a casa fecero saltare riforme che servivano al Paese. Dico a Giorgia Meloni: se sei seria e fai riforme serie, sulle riforme costituzionali noi ci siamo. Essere riformisti non è uno slogan, è una vocazione”.

 

 

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