Dal sovranismo della Nazione all’autonomismo regionale spinto. E pazienza se sono l’esatto opposto. Nell’ottovolante del centrodestra si deve concedere qualcosa a ciascuno pur di avere il sostegno di tutti alla grande riforma che Giorgia Meloni ha in cantiere. Il Ddl Autonomia differenziata che ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità e con un grande applauso finale arriva giusto in tempo per le elezioni regionali lombarde.

La misura di bandiera della Lega scontenta il Centrosud e apre ad incognite di ogni tipo per i passaggi istituzionali ora necessari, ma poco importa. È un vessillo, e come tale va agitato, a partire dalle piazze elettorali. Il testo approvato ieri dal Cdm prevede che su molte materie, tra cui alcune delicatissime e strategiche, le Regioni possano chiedere l’autonomia. Tra queste: istruzione, sanità, produzione di energia e tutela dell’ambiente. La criticità irrisolta del disegno di legge sull’autonomia riguarda i livelli essenziali di prestazione che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, (Lep), che secondo la Costituzione riguardano “i diritti civili e sociali” dei cittadini.

La loro entità andrebbe stabilita prima delle richieste di autonomia differenziata, così da sapere la quantità di risorse da erogare a ciascuna regione richiedente. E infatti la proposta di Calderoli dice che entro un anno dall’entrata in vigore della legge devono essere decisi i Lep con un Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm). Vulnus su cui il legislatore dovrà intervenire: si tratta infatti, malgrado la fanfara della maggioranza, solo di un primo testo. L’iter di approvazione dell’intesa prevede che sia la Conferenza unificata Stato-Regioni-Città, entro un mese, a dare un responso. Che andrà poi elaborato dai due rami del Parlamento, con le rispettive commissioni di Camera e Senato. Quindi il testo dovrà tornare a Palazzo Chigi, che avrà ulteriori trenta giorni per lavorarci su. Una road map di cui non tengono conto le dichiarazioni trionfalistiche del centrodestra. La premier ci mette il cappello per prima: “Coerenti con il mandato dei cittadini”.

Per il leghista CentinaioÈ una svolta storica, il primo atto dell’Italia federale”. Stessa esultanza per Luca Zaia:Un successo realizzato in soli cento giorni di governo”. Piano: di realizzato c’è ancora poco. Lo fa notare Carlo Calenda: “Questa roba arriva in parlamento fra 6 mesi. Ma lo approvano di corsa e male la settimana prima delle elezioni regionali”. Dal Pd è una levata di scudi. “Si convochi subito la conferenza Stato-Regioni”, esorta Elly Schlein. “Italia della Meloni aumenta il divario tra Nord e Sud”, tira le somme il responsabile autonomie del Pd, Piero De Luca. “In un Paese dove i diritti non sono ancora per tutti, l’Autonomia differenziata servirà solo ad aumentare le disuguaglianze”, sintetizza Paola De Micheli. La capogruppo al Senato del M5S se la prende con l’accordo di maggioranza del Presidenzialismo in cambio dell’Autonomia differenziata: “Adesso Salvini sarà contento e non metterà ostacoli sulla strada del presidenzialismo. È questo il senso delle istituzioni di Giorgia Meloni: scambia le riforme per una partita a figurine”.

Versa acqua sul fuoco il governatore ligure Giovanni Toti: “Già oggi i Lep che questo Paese offre ai suoi cittadini non sono gli stessi, se no facciamo una finzione dicendo che in alcune zone del Nord e del Sud i cittadini hanno uguali diritti sociali. Non prendiamoci in giro”. Ma come interverrebbe nel riequilibrare le distanze l’Autonomia differenziata? Economisti, tecnici ed esperti sono scettici. Il direttore dello Svimez, Luca Bianchi, ha avversato pubblicamente la riforma. La Voce.info ha raccontato le contrarietà di alcuni tra i più autorevoli economisti. E anche all’interno della maggioranza sembrerebbero nascondersi delle crepe. Forza Italia è tiepida. La sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento non nega una certa dialettica, quando dice che questo testo è frutto di emendamenti di FI che lo hanno reindirizzato. “Nella nuova bozza della riforma Calderoli sono presenti tanti nostri contributi”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.