I l primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, diciamo pure il capo della magistratura, nel suo discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario ha spiegato che la riforma della prescrizione – per usare un linguaggio caro a Paolo Villaggio – è una boiata pazzesca. Danneggerà il funzionamento della giustizia al solo scopo di ledere i diritti degli imputati e di incattivire i rapporti tra magistratura e avvocatura. Capolavoro. Chi l’ha pensato questo capolavoro? Chi intende ancora difenderlo?

Il Procuratore generale della Cassazione, invece, cioè Giovanni Salvi, ha demolito la giustizia spettacolo, la subalternità degli inquirenti alle pressioni mediatiche, i decreti sicurezza del governo, la politica xenofoba sull’immigrazione, il panpenalismo, i magistrati che fanno retorica “eroista” e narcisista, la paura come strumento di governo, l’idea che la punizione sia la salvezza di una società… e anche altre cose.

Diciamo che mettendo insieme i due discorsi si può giungere a questa conclusione (stavolta sostituendo Paolo Villaggio con Gino Bartali): l’è tutto da rifare. Forse è sbagliato scherzare. Senza forse. L’apertura dell’anno giudiziario, dopo le polemiche molto aspre dei giorni scorsi, soprattutto tra avvocati e partito dei Pm, ha portato delle novità importanti e spinge ad alcune riflessioni.

La novità fondamentale è questa: esiste una parte della magistratura capace di discutere di giustizia e di giurisdizione senza immaginare che la giustizia e la giurisdizione possano essere identificate con la magistratura stessa, con le sue aspirazioni etiche, con i suoi interessi materiali. È importante che esista questa anima democratica della magistratura, che ieri si è espressa a una notevole altezza culturale. In netto ed evidentissimo contrasto con la modestia culturale che nei giorni scorsi aveva caratterizzato le polemiche del partito dei Pm e del suo giornale. Ed è anche molto importante che questa parte della magistratura abbia rappresentanti ai vertici. Il Presidente della Cassazione e il Procuratore generale sono persone di grande prestigio e hanno un ruolo di enorme peso sulla vita della giustizia.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.