Perché la Procura generale della Cassazione e il ministero della Giustizia non rispondono alle denunce di Otello Lupachini, l’ormai ex procuratore generale di Catanzaro? Si tinge di giallo il procedimento disciplinare che ha portato il Csm a disporre il trasferimento di Lupacchini alla Procura di Torino dopo averlo “degradato” a semplice sostituto. L’accusa formulata nei confronti di Lupacchini è quella di aver violato, criticando in una intervista l’operato del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, il dovere di imparzialità, correttezza e riserbo che deve contraddistinguere il magistrato. Lupacchini aveva dichiarato, in occasione della maxi-retata anti ‘ndrangheta di dicembre organizzata da Gratteri, di averne avuto conoscenza solo attraverso i giornali e di avere perplessità sulla tenuta in giudizio di molte delle accuse contestate agli indagati.

Lupacchini, come riferito dal suo difensore, l’avvocato Ivano Iai, negli ultimi anni aveva ripetutamente segnalato al ministro della Giustizia e al procuratore generale diverse “disfunzioni” all’interno della Procura di Catanzaro. In particolar modo l’assenza, o quasi, del coordinamento info-operativo fra uffici a cui il pg è preposto per legge. L’avvocato Iai aveva chiesto di conoscere quali fossero stati i provvedimenti presi, ricevendo però, sia dalla Procura generale della Cassazione che dal ministero della Giustizia, un secco no. Come mai? Cosa si nasconde dietro questo silenzio? Il “mutismo” di piazza Cavour e di via Arenula lascia spazio alle più disparate interpretazioni. Ad esempio che non sia criticabile, in questo momento storico, un certo modo di contrastare i fenomeni criminali di stampo associativo da parte della magistratura. Ma non solo. Se la Procura generale della Cassazione e il ministero della Giustizia “non rispondono” a un procuratore generale che ha denunciato criticità negli uffici alle proprie dipendenze, figuriamoci quale esito potranno avere le segnalazioni di mala giustizia di un semplice cittadino.

La severità del Csm verso Lupacchini ha poi pochi precedenti. Non si contano, infatti, i procuratori che esternano a ruota libera su tutto. E mai nessuno che abbia avuto alcuna contestazione. Un pg arrivò addirittura a definire “eversive” le indagini di un procuratore e venne scagionato dalla disciplinare del Csm. Il trasferimento a mille chilometri da Catanzaro e la degradazione rappresentano un’onta per Lupacchini al termine di una carriera brillante. A luglio il magistrato romano dovrà lasciare la toga per raggiunti limiti di età. Uno smacco che rende dunque ancor più indigesto il provvedimento disciplinare. Il tempismo della decisione del Csm, che è arrivata nella serata di lunedì scorso, ha invece una risposta. Molto concreta. Fra 72 ore si terrà l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Dopo la cerimonia in Cassazione alla presenza del capo dello Stato si svolgeranno analoghe manifestazioni nei vari distretti di Corte d’Appello. Lupacchini, in qualità di procuratore generale, avrebbe dovuto prendere la parola per un intervento sullo stato della giustizia a Catanzaro. Con il rischio dell’incidente diplomatico con Gratteri. Lo scorso anno Lupacchini tenne un intervento durissimo che fece storcere la bocca ai molti magistrati presenti. Evidenziò, dati alla mano, che Catanzaro era il distretto con il più alto numero di risarcimenti per ingiusta detenzione. Chissà cosa dirà invece chi lo sostituirà quest’anno.