Il dibattito
Prescrizione, la proposta di Orlando non convince gli avvocati
La riforma del ministro Bonafede che cancella la prescrizione dopo il primo grado di giudizio entrerà in vigore il 1 gennaio, ma ieri il Partito democratico ha presentato la sua proposta di legge per
provare a correggere il tiro su un tema che ha creato profonde divisioni nella maggioranza. A illustrarla in una conferenza stampa al Nazareno tutto lo stato maggiore dei dem in materia di giustizia. Unico assente il vicesegretario ed ex Guardasigilli Andrea Orlando, la proposta però, sostanzialmente, ripercorre proprio la sua riforma introdotta nel 2015. Il testo, di un solo articolo, prevede che la prescrizione si sospenda «dopo la pronunzia della sentenza di primo grado o del decreto di condanna» per due anni in caso di appello e per un ulteriore anno in caso di ricorso in Cassazione, prevedendo sei mesi aggiuntivi «se è disposta la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale». In totale, quindi, tre anni e sei mesi di stop. Il Pd depositerà la proposta sia alla Camera che al Senato. «Siamo sicuri che in questo modo non si prescriverà neanche un processo in appello e in Cassazione, ma lasciamo una barriera finale per evitare processi infiniti», hanno spiegato i dem.
La loro legge crea anche una distinzione tra le sentenze di condanna e quelle di assoluzione: «è il minimo sindacale secondo noi», ha affermato il capogruppo in commissione Giustizia Alfredo Bazoli. Secondo Il Fatto invece, che è la testata di riferimento dei 5 Stelle, questa distinzione va contro la Costituzione: «lo ha già evidenziato la Consulta con la sentenza del 6 febbraio 2007 che bocciò la legge Pecorella (governo Berlusconi) sull’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento», riferiva ieri il sito aggiungendo che «come ha spiegato Piero Grasso in una intervista a Il Fatto Quotidiano, «per la Costituzione la presunzione di innocenza resta tale fino alla sentenza definitiva. E questo vale tanto per l’innocente quanto per il colpevole: non ci può essere una distinzione in questo senso». Per il Fatto quindi, come per il ministro Bonafede, la prescrizione va cancellata per tutti, senza distinzioni. Sono
in tantissimi però a denunciare l’incostituzionalità della sua abolizione, a cominciare dall’Unione delle camere penali che contro la riforma conduce da mesi una strenua battaglia. Tuttavia, la proposta dei dem non convince i penalisti: «Ad una prima lettura, si tratta più o meno di una riproposizione, lievemente corretta, della attuale condizione normativa (la recente riforma Orlando) che la riforma Bonafede seccamente abroga», sottolinea in una nota il presidente Gian Domenico Caiazza.
Ma, al di là del merito, afferma: «È difficile comprendere quale sia il disegno strategico del Pd», sottolinea, criticando il responsabile giustizia Verini il quale ha dichiarato che questa iniziativa legislativa è ora rimessa alla valutazione ed alla “sintesi” del Presidente del Consiglio. «In questi due
mesi il Pd – accusa Caiazza – per dichiarato spirito di lealtà verso il Governo, ha contribuito in modo decisivo a respingere ogni tentativo parlamentare di ottenere almeno un rinvio della entrata in vigore della riforma Bonafede, cioè la soluzione più sensata e ragionevole, che lo stesso Ministro di Giustizia aveva accettato un anno fa (“prima riformiamo i tempi del processo, poi eliminiamo la prescrizione”). Quindi, dopo aver ottenuto il risultato di rendere ineluttabile l’entrata in vigore della riforma, il Pd ora presenta un disegno di legge sostanzialmente abrogativo della riforma medesima. In quali termini
si immagina che dovrebbe intervenire la mediazione del Presidente Conte?», chiede il leader dei penalisti, «Ma soprattutto: se nulla accadrà –come pare francamente assai probabile – cosa farà il Pd di questo disegno di legge? Lo difenderà comunque, proponendolo al Parlamento per la sua approvazione?». «Se il Pd dovesse ricevere, su questo tema della prescrizione, l’ennesimo incondizionato no del Ministro Bonafede e del Presidente Conte, accetterà che il proprio disegno di legge venga votato
dal Parlamento con una maggioranza di voti diversa da quella della compagine governativa? L’Onorevole Costa, come si direbbe al tavolo di poker, è già “andato a vedere” la mano, dichiarando che i parlamentari di Forza Italia sono pronti a votare il disegno di legge del Pd. Non c’è più molto spazio per le fumisterie».
«Se si ribadisce in ogni sede, come il Pd ha fatto – ed è cosa che i penalisti italiani apprezzano senza riserve – che l’abolizione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado afferma un principio – il processo infinito, il cittadino in balia della giustizia penale senza limiti di tempo – in evidente contrasto con l’art. 111 della Costituzione, occorre essere conseguenti, senza prestare ulteriore accondiscendenza verso le cocciute esigenze propagandistiche del populismo penale propugnato dal partner di Governo», chiude il leader dei penalisti.
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