Chi ha vinto il primo round delle primarie democratiche nello stato dell’Iowa? A giudicare dal disastroso ritardo nella raccolta dei dati sul voto – nel momento in cui scriviamo non ci sono ancora risultati ufficiali – l’unico vero vincitore è lui: Donald Trump. Gli organizzatori del partito democratico – che parlano di “incongruenze” nella comunicazione dei dati – sono ancora alle prese con un “controllo di qualità” sui numeri, dopo che lunedì sera sono stati segnalati problemi con la app telefonica utilizzata per inoltrare i voti. Le votazioni nei caucus sono iniziate nelle oltre 1.600 postazioni dell’Iowa alle 19 ora locale, ma ancora nel corso della notte nessun dato certo è disponibile. «Abbiamo riscontrato incongruenze nella segnalazione di tre serie di risultati», ha affermato Mandy McClure, direttore delle comunicazioni del Partito Democratico dello Iowa.

Che cosa è successo esattamente si scoprirà nelle prossime ore. «Nel frattempo – spiega Stephen Collinson della Cnn – resta il fatto che, come insegna la storia, la performance nell’Iowa è determinante perché segna la direzione delle primarie e, a volte, la stessa sopravvivenza dei candidati». Stando così le cose siamo di fronte a un clamoroso pasticcio che affonda la reputazione dei Dem americani, mentre l’acerrimo nemico gongola. The Donald non si è fatto attendere, twittando così ieri mattina: «il caucus democratico è un disastro totale. Niente funziona, proprio come hanno gestito il Paese». Brad Parscale, responsabile della campagna elettorale di Trump, ha rincarato la dose: «Sembra naturale che la gente ora dubiti dell’equità della procedura di voto.

E queste sono le persone che vogliono gestire il nostro intero sistema sanitario?». Alla vigilia del suo discorso sullo Stato dell’Unione e due giorni prima dell’ormai certa assoluzione nel suo processo di impeachment – i democratici non sono nemmeno riusciti a ottenere l’audizione di nuovi testimoni nell’istruttoria al Senato – le cose non potevano andare meglio per il Presidente in carica. Ciononostante Pete Buttigieg – l’ex sindaco di South Bend, Indiana, che secondo le proiezioni sembra essersi piazzato secondo dietro il senatore del Vermont, Bernie Sanders – ha cercato di cantare vittoria: «Iowa, hai scioccato la nazione», ha detto il giovane Pete, ma il retrogusto ironico dell’affermazione è inevitabile pensando al disastro politico che emerge dal fallimento della macchina organizzativa del partito democratico.

Il team di Joe Biden, ex vicepresidente con Obama, annusato l’odore della debacle personale del proprio candidato, ha già sollevato dubbi sull’integrità dei caucus. Tuttavia, non sembra vi siano problemi di trasparenza o – peggio – di hackeraggio: si tratta solo di inefficienza nella gestione dei dati, probabilmente favorita dalla estrema complessità del sistema di voto. Sospetti arrivano anche dalla parte dei simpatizzanti di Sanders, il quale tuttavia è dato vincente. Secondo Jessa Crispin, autrice femminista e caporedattrice di Bookslut, «l’America non consente nemmeno ad altri Paesi di avere leader socialisti. Pertanto, non bisogna meravigliarsi se il ritardo nei risultati per ragioni misteriose abbia dato il via alle teorie della cospirazione che sono subito partite online». «D’altra parte – continua Crispin – alterare i risultati del caucus è probabilmente abbastanza facile: nessuno sembra avere una piena comprensione di come funziona un caucus. Ho letto la procedura decine di volte negli anni e non sono ancora sicura di poterla spiegare in modo efficace: è contorta e si basa sull’idea che nessuno ha niente di meglio da fare che sedersi in una palestra scolastica o in un edificio parrocchiale per tutta la notte».

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