Il coronavirus si allarga anche in Piemonte. Il contagiato sarebbe un torinese di 40 anni a cui sono stati fatti i test dagli specialisti dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino che hanno dato esito positivo. Si tratta del primo caso nella regione. L’assessore alla Sanità della regione Piemonte, Luigi Icardi, informa che “non è un focolaio piemontese ma lombardo”. Il paziente si sarebbe ammalato “dopo essere entrato in contatto con il ceppo lombardo”, ha spiegato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Anche i familiari dell’uomo sono sotto osservazione.

Sono 76 le persone colpite dal coronavirus, situate in 5 Regioni: 54 di loro sono in Lombardia, 17 in Veneto, 2 in Emilia Romagna, 2 nel Lazio e 1 in Piemonte. Ad ora sono 33 le persone ricoverate con sintomi, di cui 18 in terapia intensiva, 11 invece sono in isolamento domiciliare. Due i deceduti, mentre una persona è stata dimessa allo Spallanzani”. Lo ha detto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli al termine del Cdm.

A TORINO – Il torinese “ha un po’ di febbre ma è in buono stato di salute”, continua Cirio dalla sala operativa della Protezione civile, dove alle 15 di oggi è stata convocata una Unità di Crisi che “resterà aperta h24”. L’uomo avrebbe corso la mezza maratona di Santa Margherita Ligure dello scorso 2 febbraio insieme al 38enne di Codogno considerato il “pazienze 1” del focolaio lombardo.

A MILANO – A Milano sarebbero due i casi accertati di coronavirus. Il primo caso nel pomeriggio è stato annunciato dalla Regione Lombardia, secondo cui si tratta di una persona “residente a Sesto San Giovanni che è attualmente ricoverato all’Ospedale San Raffaele“. Si tratta di uno “dei 7 nuovi casi appena confermati rispetto ai 39 già comunicati questa mattina (due dei quali in provincia di Pavia e altrettanti in provincia di Cremona)”. Gli altri 6 provengono dalle zone già interessate dall’infezione. La seconda persona positiva al coronavirus sarebbe un abitante di Mediglia, a Sud del capoluogo, che era ricoverato all’ospedale di Melegnano e che ora sarebbe stato trasferito al Sacco. Già ieri il sindaco di Mediglia aveva disposto l’annullamento degli eventi aggregativi.

LOMBARDIA E VENETO – Il quadro si aggrava di ora in ora. Due sono le vittime italiane per coronavirus. Si tratta di una donna residente in Lombardia, collegata ai casi di Codogno e di Adirano Trevisan, 78enne che in Veneto aveva contratto il virus per cause ancora ignote insieme al suo amico di 67 anni di Vò Euganeo. Il numero dei contagi certificati è di 52 persone risultate positive al test. Tranne il contagiato di Torino, gli altri sono tutti residenti tra la Lombardia e il Veneto, 39 di questi risiedono in Lombardia, mentre undici sono i casi accertati in Veneto, ai quali va aggiunto l’anziano morto nella serata di ieri.

Sono circa 450 le persone chiuse da ieri pomeriggio all’interno dell’ospedale di Schiavonia (Padova) a causa dell’allarme da coronavirus. Di questi, 300 sono pazienti e 150 i dipendenti della struttura. Per tutti è prevista l’effettuazione del tampone per accertare l’eventuale contagio. L’ospedale di Schiavonia ha complessivamente 300 posti letto e 600 dipendenti. Anche il personale che non si trovava ieri nei reparti sarà sottoposto ai test.

“Abbiamo dormito sui letti e sulle barelle della sala operatoria, arrangiandoci con felpe e lenzuola. Siamo stanchi, affamati e preoccupati. Non pensavamo proprio che una cosa del genere potesse succedere a un ospedale di provincia come il nostro, non siamo abituati a girare per l’ospedale senza lavorare e non possiamo uscire nemmeno in cortile, è una situazione irreale”, ha raccontato una infermiera dell’ospedale – “Io dovevo smontare alle 20, ma poco prima ci hanno detto che non potevamo lasciare l’ospedale – racconta l’infermiera – Il tampone ce l’hanno fatto a mezzanotte e mezza, le analisi hanno dato la precedenza ai medici della rianimazione che sono entrati in contatto col paziente deceduto; i risultati sono già arrivati e per fortuna sono tutti negativi”. L’emergenza non ha interrotto le attività sanitarie: “Questa notte i colleghi hanno fatto anche due interventi – racconta l’ infermiera – Il dirigente infermieristico e il dirigente medico sono rimasti con noi e hanno dormito nei loro uffici, inoltre abbiamo tante mascherine per chi deve entrare a contatto coi pazienti. Quando potremo tornare a casa, dovremo fare una quarantena fiduciaria di 14 giorni, restando isolati e usando le mascherine con i famigliari”.

FRIULI VENEZIA GIULIA – Ha dichiarato lo stato di emergenza in Friuli Venezia Giulia per l’allarme Coronavirus. Lo rende noto il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi, in accordo con il governatore, Massimiliano Fedriga. “In considerazione del verificarsi dei primi casi di contagio da Coronavirus nel territorio italiano, in particolare nella regione Veneto, con possibilità di contagio anche in Fiulia Venezia Giulia, e in esito alla riunione del Comitato Operativo di Protezione Civile, avvenuta oggi, sabato 22 febbraio, risulta indifferibile l’adozione dello stato di emergenza sul territorio regionale del Friuli Venezia Giulia, con decorrenza da oggi, 22 febbraio, e fino al 31 luglio prossimo, per predisporre con urgenza tutti gli interventi atti a fronteggiare rischio sanitario connesso l’insorgenza di patologie derivanti da agenti virus trasmissibili”. E quanto si legge nel procedimento ufficiale.

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