La giustizia in materia fallimentare aveva riposto speranze sul nuovo codice della crisi d’impresa che sarebbe dovuto entrare in vigore a metà agosto, ma slitterà a settembre 2021. Con l’entrata in vigore del nuovo codice si prevede un impatto rilevante sulla struttura operativa della sezione fallimentare, anche del Tribunale di Napoli. Proprio l’introduzione di una “liquidità giudiziale” dell’impresa minore – come sottolineato nel report annuale sullo stato della giustizia a Napoli – potrebbe produrre un rilevante impatto sulle sopravvenienze, posto che attualmente per tali soggetti ( i cosiddetti sottodimensionati) non è possibile aprire alcuna procedura giudiziale (la cosiddetta area di non fallibilità).È settore cruciale, quello dei fallimenti. Soprattutto in un momento come quello attuale, segnato da una crisi senza precedenti. Intanto, in attesa dell’entrata in vigore del nuovo codice, qual è lo stato di salute della giustizia nel settore dei fallimenti? È boom di ricorsi in tema di fallimenti e boom di soluzioni negoziali della crisi di impresa: si fa ampio ricorso a strumenti come i concordati preventivi, gli accordi di ristrutturazione dei debiti, le transazioni fiscali.

Ci si appella alla norma che concede all’impresa in stato di crisi di proporre una sorta di concordato in bianco che determina l’immediata sospensione di un’azione esecutiva e dà la possibilità di un piano di risanamento. Numerosi sono anche i fallimenti di ritorno, quelli che nascono dalla mancata attuazione di concordati omologati e comportano la riapertura della procedura di crisi dell’impresa. Inoltre sono in aumento le procedure di sovrindebitamento. Tutto questo ha un peso sulla giustizia civile in materia fallimentare. E come al solito bisogna fare i conti con la sproporzione, fra numeri di processi e risorse in campo, che tiene in affanno la giustizia civile. Nella sezione del Tribunale di Napoli il turn over di magistrati ha determinato un ricambio di circa la metà della pianta organica e nell’ultimo anno ha consentito di fronteggiare il ritmo dei processi e svecchiare i ruoli dei contenziosi, arrivando ad appena 28 cause ultratriennali pendenti. È un panorama vasto quello dei fallimenti, che di recente si è liberato, grazie alla informatizzazione, dei rischi legati a mandati di pagamento ancora cartacei e compilati a mano.

È materia complessa e delicata, perché non basta analizzare freddamente i numeri. Perché si fanno i conti con numeri importanti. In un anno si sono registrati 1.301 procedimenti pervenuti a fronte di 1.580 definiti in primo grado. Le pendenza degli affari fallimentari si sono ridotte da 2.741 a 2.429. Quanto ai reclami in materia di concordati fallimentari, i dati segnano una decrescita. Mentre con riferimento ai tempi e alla durata dei procedimenti, nella materia fallimentare le lungaggini non sono una criticità cronica come accade in altri settori della giustizia civile e penale, tuttavia è chiaro che una risposta della giustizia rapida diventa efficace anche in tema di crisi di impresa. Con il nuovo codice, che dovrebbe entrare in vigore tra un anno, si è pensato anche a rendere più veloci le procedure fallimentari per stare al passo con gli standard europei. Si vedrà.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).