Trecento euro per avere copia di un video su dvd, dai 400 ai mille o duemila euro per avere copia di tutti gli atti allegati al fascicolo di indagini. Ci sono stati maxi-processi con decine di imputati e migliaia di intercettazioni in cui per avere pieno accesso al fascicolo integrale si è arrivati a spendere anche di più. Costa caro il solo conoscere le accuse di cui viene sospettati. Se poi si decide di impostare una difesa a tutto tondo, avvalendosi oltre che di un buon avvocato anche di consulenti per la trascrizione di intercettazioni o per perizie medico-legali, si deve essere disposti a spendere anche fino a 20-30mila euro. E se alla fine del processo si viene assolti, si torna a casa solo più sereni. Perché lo Stato non rimborsa nulla delle spese sostenute. “La legge è uguale per tutti”, recita la Costituzione, quella stessa Costituzione invocata e violata, citata per far valere diritti che in alcuni casi esistono sulla carta ma non nella realtà.

“La legge è uguale per tutti”, ma non è per tutti la possibilità di difendersi. Spesso è un diritto che riesce a esercitare fino in fondo solo chi può permettersi di affrontare spese per migliaia di euro. Se si considera che in quasi tutte le inchieste le accuse si basano su intercettazioni, va da sé che per difendersi occorre come minimo fare una copia di tutti gli atti allegati al fascicolo del pm e se occorre la trascrizione integrale delle intercettazioni contenute nelle bobine, per valutare anche eventuali conversazioni che i pm non hanno ritenuto rilevanti ma i difensori sì, si arriva a cifre da capogiro. «È noto – spiega il penalista Alfredo Sorge, componente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli – che una delle principali caratteristiche negative del processo penale è la sua durata: perché si giunga a una sentenza definitiva, soprattutto con l’allungamento dei termini di prescrizione, occorre attendere molti anni.

È meno noto, ma rappresenta un dato ugualmente preoccupante, che il processo penale ha costi elevatissimi per le parti private (imputati e persone offese). Soprattutto a causa della eccessiva durata delle indagini preliminari, l’immane accumulo degli atti processuali di cui le parti devono chiedere copia (molte centinaia di faldoni) fa sì che, anche se chiesti su supporto informatico, i costi delle copie sono molto elevati a causa degli onerosi diritti che lo Stato impone». «Spesso – aggiunge – ho assistito alla corresponsione di diverse migliaia di euro per avere a disposizione gli atti processuali, soprattutto quando occorrono in fretta per poter adeguatamente affrontare procedure di Riesame avverso le purtroppo sempre troppo frequenti misure cautelari. Il diritto di difesa – conclude l’avvocato Sorge – è dunque diventato sempre più una sorta di lusso, per tutti o quasi, inaccessibile in violazione della nostra Costituzione che l’assicura invece a tutti a prescindere dal reddito». L’avvocato Sergio Pisani ha lanciato sui social una proposta e l’ha spiegata al Riformista.

«L’indagato, che per la nostra Costituzione è innocente fino a quando non viene condannato con sentenza definitiva, dovrebbe avere diritto ad accedere a tutti gli atti in maniera gratuita così come l’accusa, salvo poi pagare le spese processuali in caso di condanna. Quello che invece accade nel nostro sistema, dove lo Stato accusa e si fa pagare per quell’accusa, è una cosa davvero antidemocratica – aggiunge Pisani – Considerato che il 60 per cento dei processi si conclude in assoluzione, se si facesse una causa per ottenere il rimborso delle spese legali sostenute da innocenti lo Stato fallirebbe. Serve una riforma».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).