La metà delle indagini con indagati noti sfocia nel processo, mentre prevalgono le archiviazioni tra i fascicoli aperti per notizie di reato contro persone ignote. Nel complesso i procedimenti pendenti si sono ridotti dagli oltre 34mila del 2018 ai 25.945 del 2019 e la diversa organizzazione dell’ufficio ha consentito di ottimizzare le risorse, pur persistendo criticità e carenze di personale, soprattutto amministrativo. La Procura di Napoli rende noto il suo bilancio, bilancio sociale in nome della trasparenza su lavoro e funzioni dei pm.

La Procura diretta da Giovanni Melillo sembra così voler accorciare la distanza tra il Palazzo inquirente e la città, in nome anche di quella “fiducia dei cittadini nell’amministrazione della giustizia” di cui si parla nell’introduzione alla relazione e a cui è attenta l’opinione pubblica, soprattutto inquirenti questo periodo dopo i fatti romani. La Procura di Napoli abbraccia un territorio di oltre 280 chilometri quadrati con una densità abitativa media di 4.842 abitanti per chilometro quadrato, pari a una popolazione di oltre un milione e 360mila abitanti. Un territorio segnato da criticità e caratteristiche molto diverse, dalla presenza della camorra all’alto tasso di disoccupazione, dove le notizie di reato si rincorrono e i magistrati devono filtrarle. Nel 2019 si è registrato un lieve decremento delle iscrizioni di nuove indagini che, con una nuova e diversa organizzazione dell’ufficio, ha portato alla riduzione delle pendenze rispetto al 2018.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).