Ai tempi storicamente lunghi dei processi, a Napoli si aggiunge anche la carenza di aule adeguatamente attrezzate per fare i processi. È il ritratto di una giustizia che affanna. Ma Elisabetta Garzo assicura il proprio impegno: “Purtroppo, da che sono presidente del tribunale di Napoli, in concomitanza con l’emergenza Coronavirus, ho dato molta rilevanza al settore penale tanto che tutti i processi con imputati detenuti o prossimi alla scadenza dei termini di custodia cautelare sono stati in ogni caso celebrati. Farò in modo che ritardi eccezionali non si verifichino più e monitorerò con attenzione i processi pendenti. Mi auguro che i giudizi si possano celebrare in tempi brevi, sia per gli imputati detenuti sia per quelli liberi in un processo e detenuti per altro, perché l’articolo 111 della Costituzione va assolutamente rispettato”.

E sul processo giunto a sentenza dopo 23 anni di attesa? “È fisiologica la possibilità che il collegio giudicante cambi perché un magistrato va in pensione o viene trasferito ad altra sede, ma che i processi durino così a lungo non può essere fisiologico – aggiunge Garzo – Mi auguro che questo sia un episodio isolato se non l’ultimo di un dibattimento così lungo”. L’effetto gambero sull’andamento delle udienze causato in questo processo dai frequenti cambi di collegio non dovrebbe ripetersi. “Con la riforma dell’articolo 190 bis del codice di procedura penale viene garantita la celerità del dibattimento, per cui – dice Garzo – anche lì dove cambia il collegio giudicante tutte le prove già acquisite al dibattimento non devono essere nuovamente rinnovate”.

A Napoli tocca fare i conti non solo con le carenze di magistrati e di personale amministrativo, che sono cronici motivi di affanno per la nostra giustizia (addirittura ci sono stati bandi di concorsi per magistrati andati deserti e si spera nell’arrivo a inizio anno dei Mot, i magistrati ordinari in tirocinio), ma anche con la carenza di aule adeguatamente attrezzate per i processi con numerosi imputati. Un problema che diventa ancora più sentito in tempi come questi, di Covid e di misure necessarie di distanziamento interpersonale. “Ho riscontrato una carenza di strutture che possano consentire il processo con fonoregistrazione e videoconferenza – fa sapere Garzo – In molte aule gli impianti sono malfunzionamenti o addirittura non funzionanti, il che comporta rinvii perché manca proprio l’aula dove poter celebrare l’udienza”. Delle tre aule bunker di Poggioreale ne funziona attualmente solo una e molte aule destinate ai processi di primo grado hanno impianti che funzionano poco o male: “È un problema che vorrei risolvere in tempi brevi”.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).