A distanza di quattro anni e mezzo dagli arresti, è arrivata oggi la sentenza di primo grado del maxi processo “Mensa dei Poveri” a carico di oltre 62 imputati tra cui politici e imprenditori per un presunto giro di tangenti. Un sistema di appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti nell’area lombarda, che nell’ipotesi dell’accusa aveva come regista l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello.

Il verdetto, di 11 condanne 51 assoluzioni arriva dopo una camera di consiglio durata quasi tutto il giorno, ed è stato emesso nel pomeriggio dal presidente del collegio giudicante Paolo Guidi prevedendo l’assoluzione – perché il fatto non sussiste – in primis delll’ex vice coordinatore lombardo di Forza Italia ed ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella e dell’ex consigliere regionale lombardo Fabio Altitonante assieme ad altri cinquanta imputati tra cui anche l’ex patron dei supermercati Tigros, Paolo Orrigoni (e la stessa società) accusato all’epoca di aver pagato una tangente da 50 mila euro all’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello.

Assolta perché il fatto non costituisce reato dall’accusa di falsa fatturazione l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi è stata condannata a quattro anni e due mesi per corruzione e truffa ai danni del parlamento Ue. Tra gli altri imputati condannati anche  l’allora direttore di Afol Giuseppe Zingale, l’imprenditore Daniele D’Alfonso, la legale civilista ligure e amica di Comi Maria Teresa Bergamaschi, l’ex parlamentare di Fi Diego Sozzani, l’ex consigliere comunale di Busto Arsizio ed ex segretario provinciale di Forza Italia Carmine Gorrasi,  e Giuseppe Ferrari.

Redazione

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