Il clima sempre più incandescente
Prove di guerra della Cina a Taiwan con “armi vere”, le parole di Macron e la reazione Usa

La Cina ha completato “con successo” le esercitazioni militari attorno a Taiwan ma la situazione nella delicatissima zona resta incandescente e i fucili pronti a sparare. Le esercitazioni sono durate tre giorni, al termine dei quali una nota del Comando orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione ha dichiarato minacciosamente che le forze armate sono “pronte a combattere in qualsiasi momento”. A rendere ancora più incandescente la situazione le parole di Emmanuel Macron di ritorno dal suo viaggio in Cina che ha invitato gli europei a non essere “vassalli” degli Usa. Cosa sta succedendo intorno all’ “isola ribelle” che la Cina ritiene solo una “provincia” che vuole vedere tornare al più presto nel suo seno con le buone o le cattive?
L’ esercitazione è durata 72 ore ed è stata poderosa. Solo durante la domenica di Pasqua, sono stati avvistati 70 cacciabombardieri cinesi e nove navi da combattimento nei pressi dell’isola per simulare un accerchiamento dell’Isola. Il Corriere della Sera analizza la difficile situazione: qualora un simile dispositivo venisse prolungato per settimane o mesi, provocherebbe uno strangolamento economico dell’isola. L’unica salvezza da quel tipo di embargo dovrebbe venire da un aiuto esterno, per esempio l’invio di soccorsi e approvvigionamenti su navi americane o giapponesi, costrette a forzare il blocco navale cinese. Uno scenario simile potrebbe sfociare in una terza guerra mondiale.
Dopo l’esercitazione “di prova”, le truppe sono poi rientrate nelle loro basi. Ma, avverte il portavoce Shi Yi, le truppe “sono pronte a combattere in qualsiasi momento, e a distruggere risolutamente ogni forma di separatismo, di indipendenza di Taiwan e tentativi di interferenza straniera”. Il riferimento è all’incontro di Los Angeles tra la presidente taiwanese Tsai Ing-wen e lo speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Kevin McCarthy, contro cui, appunto, aveva minacciato “risolute contromisure”. E tra le contromisure i cento aerei armati con “munizioni vere”, una dozzina di bastimenti, la portaerei Shandong, fiore all’occhiello della Marina cinese che in 72 ore hanno simulato il blocco dell’isola e la distruzioni de basi “ribelli”.
Il ministro degli esteri di Taiwan ha accusato la Cina di aver minato “la pace e la stabilità” nella regione rimarcando che Taipei manterrà legami con gli Usa “per impedire in modo congiunto l’espansionismo autoritario”. E così Washington ha spedito cacciatorpediniere lanciamissili Milius nel mare cinese per un “passaggio prudente” a poco meno di 1.500 chilometri dall’area delle operazioni. Subito è scattata la reazione Cinese che ritiene, a dispetto delle norme internazionali, quella zona di sua competenza. E quindi la Cina ha monitorato costantemente quel cacciatorpediniere che ha suscitato l’allarme cinese e anche giapponese che ha iniziato a sorvegliare le navi cinesi. Tokyo ha confermato per la prima volta che le navi si stavano muovendo in aree vicino a Okinawa.
In questo contesto l’unico paese a schierarsi con la Cina è la Russia. “La Cina ha il diritto sovrano di reagire a queste azioni provocatorie, anche conducendo manovre” militari, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Reazioni contrastanti hanno suscitato le parole di Macron di ritorno dal suo viaggio in Cina che ha invitato gli europei a non essere vassalli degli Usa e ribadito la sua teoria di autonomia strategica per l’Europa: “Non è interesse dell’Ue accelerare la crisi”. La reazione Usa è lapidaria: “Seguiamo con attenzione quanto accade intorno a Taiwan, consigliamo alla Cina di esercitare il massimo controllo, la pace è a rischio”.
Le parole di Macron hanno suscitato non poche polemiche e così l’Eliseo ha dovuto chiarire sostenendo che “il presidente francese ha spesso affermato che la Francia non si trova in una posizione di equidistanza tra Stati Uniti e Cina. Gli Usa sono nostri alleati, condividiamo valori comuni. La Cina è allo stesso tempo un partner, un concorrente e un rivale sistemico con cui vogliamo costruire un’agenda comune per ridurre le tensioni e affrontare le principali questioni globali e internazionali”. La presidenza transalpina ricorda che la posizione francese “su Taiwan è costante: sosteniamo lo status quo e manteniamo gli scambi e la cooperazione con Taiwan, che è un sistema democratico riconosciuto”.
“Un’Europa sovrana è necessaria per l’equilibrio mondiale e deve essere in grado di far sentire la sua voce unica – prosegue la nota dell’Eliseo -. Serve creare nuove opportunità di cooperazione per evitare lo scontro tra blocchi e promuovere un multilateralismo efficace, in un quadro comune per tutti coloro che vogliono agire, è il modo migliore per coinvolgere la Cina ed evitare la frammentazione del mondo”. L’Eliseo afferma infine che “preservare la stabilità dell’ordine internazionale significa evitare il coinvolgimento della Cina nella guerra in Ucraina e coinvolgerla negli sforzi per negoziare una soluzione duratura. Ciò significa anche prevenire l’aumento dei rischi nello Stretto di Taiwan. Il Presidente della Repubblica ne ha parlato anche con il Presidente Biden e ha detto chiaramente al presidente Xi Jinping che la questione di Taiwan va affrontata con il dialogo”.
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