Ci provano i cinesi. Xi Jinping è a Mosca e tenta una mediazione. Probabilmente Putin è pronto ad accettarla, perché per lui può essere un’ottima via di uscita. E Putin ha bisogno di una via d’uscita. Non è da escludere che anche Zelensky abbia buoni motivi per sperare che l’intervento cinese ponga fine ad una guerra che sta massacrando il suo popolo e le sue città. E allora siamo a un punto di svolta?

L’incognita sta a Washington. Biden è disposto ad accettare che la Cina prenda in mano la situazione e risolva con la sua iniziativa e la sua forza politica ed economica un problema che è tutto europeo? Forse il problema è proprio questo. “L’intrusione”. Il rischio che la Cina assuma un ruolo troppo importante. E forse è questo il motivo per il quale l’altro giorno Washington ha lanciato un ammonimento a Kiev: “Se vi propongono il cessate il fuoco, non accettate”.

Chiaro che una indicazione di questo genere appare come del tutto fuori luogo. Respingere un cessate il fuoco, in qualunque condizione di guerra, assomiglia ad un incitamento alla guerra senza quartiere. Che, per la verità, non conviene a nessuno.

Certamente non conviene né ai russi né agli ucraini, ma neppure agli europei. L’unica potenza che potrebbe essere interessata alla non pace, in questo momento, è l’America di Biden. La domanda è: l’America di Biden ha la forza per imporre la prosecuzione della guerra di fronte a una proposta ragionevole di pace? Forse la palla torna all’Europa. Tocca all’Europa prendere in mano la situazione, rifiutare il ruolo subalterno verso gli Stati Uniti, e determinare un cambio degli scenari. Chissà se ne avrà il coraggio.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.