In un discorso dinanzi al Consiglio politico consultivo dell’Assemblea del popolo, il presidente cinese Xi Jinping ha puntato il dito contro Stati Uniti e Occidente, accusando “i Paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, di attuare un contenimento, un accerchiamento e una repressione totale della Cina, che ha portato a sfide gravi e senza precedenti per lo sviluppo” del Paese. Il governo cinese si è opposto ai tentativi di incolpare Pechino per il conflitto. “La Cina non ha scatenato questa crisi e non era la sua parte interessata, e non ha mai fornito armi a nessuna delle parti in conflitto. Perché mai stanno cercando di scaricare la responsabilità sulla Cina? Si tratta persino di sanzioni e minacce. Questo è inaccettabile per noi”, ha detto il ministro degli Esteri cinese Qin Gangcome durante la conferenza stampa annuale a margine della sessione dell’Assemblea nazionale del popolo (Parlamento).

E con parole durissime lancia un monito agli Stati Uniti a cambiare approccio nei confronti della Cina altrimenti minaccia conseguenze “catastrofiche”. Una dura affermazione che fa il paio con l’attacco del presidente Xi Jinping all’Occidente “guidato dagli Stati Uniti che reprime” la Cina. “Se gli Stati Uniti non tirano il freno — sottolinea Gang —, ma continuano ad accelerare lungo la strada sbagliata, nessun guardrail potrà impedire il deragliamento e ci saranno sicuramente conflitti e scontri”. Gang, ex ambasciatore proprio negli Stati Uniti e ministro in carica da due mesi, dipinge gli Usa e i suoi alleati come fonte di tensione e conflitto, mentre elogia il rapporto di Pechino con Mosca.

“Gli Stati Uniti affermano di voler competere con la Cina e non cercano il conflitto. In realtà, la loro cosiddetta competizione mira a contenere e sopprimere la Cina sotto tutti i punti di vista. Stati Uniti e Cina si avviano verso un conflitto e un confronto inevitabile se Washington non cambia approccio. Chi ne sopporterà le conseguenze catastrofiche?”, ha detto il ministro. Gang invita Washington a tenere conto delle preoccupazioni dei cittadini di entrambe le parti e ad abbandonare la mentalità della guerra fredda, ad evitare un nuovo maccartismo e a collaborare con la Cina per promuovere gli interessi di entrambi i Paesi e del mondo. “La percezione e il punto di vista degli Stati Uniti sulla Cina sono gravemente distorti”.

Il ministro ha poi criticato duramente la strategia americana nell’Indo-Pacifico, affermando che gli Usa mirano a creare una versione asiatica della Nato, formando “piccole cricche” per promuovere un “disaccoppiamento” in nome della libertà e dell’apertura, della sicurezza regionale e della prosperità. E infine ha elogiato la partnership con la Russia definendola “un buon esempio per le relazioni internazionali”, sottolineando che questi legami potrebbero diventare sempre più importanti se il mondo diventasse più instabile. “La Cina e la Russia hanno trovato la strada delle relazioni tra grandi Paesi, caratterizzate da fiducia strategica e buon vicinato”.

Sulla guerra in Ucraina che Pechino chiama “questione” ha sostenuto che il conflitto sembra essere stato guidato da “una mano invisibile che usa la crisi ucraina per servire certe agende geopolitiche”, spingendo per il prolungamento e l’escalation: altra stoccata agli Stati Uniti e alla Nato, che Pechino incolpa fin dall’inizio dell’invasione russa. “Sanzioni e pressioni non risolveranno il problema. Il processo di colloqui di pace dovrebbe iniziare il prima possibile e le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutte le parti dovrebbero essere rispettate”. “La Cina non è parte in causa nella crisi e non ha fornito armi a nessuna delle parti in conflitto. Quindi su che base si parla di sanzioni contro la Cina? È assolutamente inaccettabile”.

Infine l’altra “questione”, quella di Taiwan che “è la base delle fondamenta politiche delle relazioni tra Stati Uniti e Cina e la prima linea rossa da non oltrepassare nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina”. Chiede perché gli Stati Uniti impediscono ad altri Paesi di fornire armi alla Russia, mentre gli Stati Uniti armano Taiwan. “La Cina continuerà a lavorare per una riunificazione pacifica, ma si riserva il diritto di prendere tutte le misure necessarie. Nessuno dovrebbe sottostimare la volontà e la capacità dei cinesi di difendere la propria sovranità e integrità territoriale”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.